
Vittorio Adorni Malattia – Il dolore della comunità ciclistica italiana dopo la morte di Vittorio Adorni. L’ex ciclista è morto poche ore fa all’età di 85 anni dopo aver trascorso il giorno precedente in ospedale. Nessuno sa cosa li abbia uccisi. Norma Gimondi, figlia del campione Felice, ha annunciato il rapimento di Adorni tramite un post su Facebook. Dopo la devastante perdita di Davide Rebellin, la comunità motociclistica ha subito un altro duro colpo.
Tra il 1961 e il 1970 Adorni ha gareggiato come ciclista professionista. Nativo di San Lazzaro Parmense, vinse il Giro d’Italia nel 1965 e il campionato del mondo nel 1968, entrambi sulle strade di Imola, grazie a una fuga tentata a 90 chilometri dal traguardo. Tuttavia, nel 1964, ha gareggiato nei Campionati del mondo di Sallanches e si è aggiudicato una medaglia d’argento. Vittorio ha accumulato 60 vittorie nella sua carriera professionale.
Diplomato alla Salvarani e alla Bianchi-Campagnolo, l’alunno del 1937 è stato anche direttore sportivo della squadra e opinionista del “Processo alla Tappa” nelle storiche trasmissioni successive al Giro d’Italia. Zilioli, secondo al Giro, è arrivato a 11 minuti e 26 secondi. Un margine che non si vedeva dal 1955. Sebbene numerici, forniscono un contesto. Quando penso al ciclismo italiano, non penso a un nuovo Nibali.
È stato invece assessore allo sport a Parma dal 2006 al 2009. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport di un mese fa, Adorni rifletteva sulla sua incredibile carriera, chiedendosi: “Meglio il Giro del ’65 o il Mondiale del ’68?” non riesco a decidere! A cosa mi servirebbe? I 9 minuti e 50 secondi che ho ceduto a Van Springel per portarmi al secondo posto al Campionato del Mondo non sono mai stati nemmeno vicini.
Avere Davide Boifava e Nakano che condividono il mio compleanno mi fa sentire come se avessimo un legame speciale. Sono addolorato per la notizia del ritiro di Nibali, così come per quello di Valverde. Sulla base di quello che ho visto, penso che Ganna sia quello che stiamo usando come punto di riferimento. All’età di 85 anni si è spento all’ospedale Maggiore di Parma l’ex campione di ciclismo Vittorio Adorni.
“Ehi, Vittorio, dì a tuo padre che ti ho salutato. In un post su Facebook, la figlia di Gimondi, Norma, ha rivelato la morte del corridore veterano Vittorio Adorni, 85 anni. Dal 1961 al 1970, ha corso da professionista e ha vinto il Giro d’Italia nel 1965 e il Campionato del Mondo a Imola nel 1968. Con una fuga a 90 chilometri dal traguardo, questa vittoria fu il coronamento di una carriera straordinaria.
Abbandona la moglie Vitaliana ei figli Vanni e Viviana. L’assenza è stata annunciata su Facebook dalla figlia di Felice, Norma Gimondi: “Ciao Vittorio, saluta papà. Adorni ha vinto il Giro d’Italia nel 1965 e il campionato del mondo di ciclismo nel 1968 a Imola. Ha iniziato la carriera professionistica nel 1961 e si è ritirato nel 1970. Nasce a San Lazzaro Parmense il 14 novembre 1937.
All’inizio della sua carriera lavora part-time in Barilla mentre si allena per il vero. Adorni, uno dei personaggi più noti del ciclismo, che ha definito un’epoca dominata da Eddy Merckx e Felice, è venuto a mancare poco dopo la terribile fine di Davide Rebellin e la morte di Ercole Baldini. Cordiano Dagnoni, presidente dell’Associazione ciclistica italiana, ha espresso “le più sentite condoglianze alla famiglia” a nome di “tutta la comunità ciclistica”.
Adorni, alla tenera età di 24 anni, esordisce nel ciclismo professionistico nel 1961. Entra nel team Salvarani nel 1964 e l’anno successivo vince il Giro d’Italia, battendo Italo Zilioli e Gimondi. Quando ha concluso la 90 km del Mondiale di Imola con 9’50” di vantaggio su Herman Van Springel e 10’18” su Michele Dancelli, ha consolidato il suo posto nella storia del ciclismo.
Il suo record professionale è stato di 60 vittorie fino al suo ritiro nel 1970. Tra i suoi risultati più importanti ci sono il primo posto nei Campionati del Mondo 1964 e 1965 a Sallanches e il secondo posto nella Corsa Rosa 1964 e 1965. Con l’aiuto della gente del posto entusiasta, taglia il traguardo con nove minuti e cinquanta secondi di vantaggio sul suo rivale più vicino, Van Springel.
Ha vinto il Giro d’Italia solo una volta, ma gli 11 minuti e 26 secondi che ha avuto su Italo Zilioli al traguardo sono il margine di vittoria più piccolo da quando si è iniziato a tenere i record. Dopo essere stato ingannato da Jan Janssen nell’ultimo sprint per perdere il Campionato del Mondo 1964 a Sallanches, alla fine vinse l’evento nel 1968 a Imola dopo essere fuggito a 90 chilometri dalla fine.
Questo è il secondo più grande margine nella storia del campionato del mondo e la prima volta che si è mai verificato. Adorni ha ripetuto il successo del 1968 come campione italiano nel 1969 battendo Vito Taccone e Italo Zilioli al Giro della Provincia di Reggio Calabria, che è raddoppiato come campionato italiano. È anche salito sul podio tre volte di fila alla Liegi-Bastogne-Liegi.
Nel 1970, ultimo anno di Adorni come ciclista professionista, vinse una tappa al Tour de Romandie e terminò il Giro d’Italia in una rispettabile decima posizione, a 21 minuti e 29 secondi dalvincitore, Eddy Merckx. Nel corso della sua carriera professionistica, dal 1961 al 1970, vinse 11 tappe al Giro d’Italia e indossò 19 volte la maglia rosa, guadagnandosi un posto nella Hall of Fame del ciclismo insieme a Merckx, Gimondi, Roche, Moser, Baldini, Hinault, Indurain.
È morta all’età di 85 anni la leggenda del ciclismo ittorio Adorni. Norma Gimondi, figlia di Felice, ha postato su Facebook “Ciao Vittorio, saluta papà”, per dare la notizia dell’assenza del padre. Adorni non è stato solo un ciclista professionista, ma anche dirigente sportivo, conduttore televisivo e commentatore.
