Stefano Dei Pooh Come È Morto – Il musicista è stato recentemente uno dei cantautori del brano “Reborn, reborn”, che è stato scritto in onore di Bergamo sulla scia della tragedia e dei numerosi decessi ivi avvenuti nella primavera precedente. Quando gli amici e i colleghi di sempre hanno appreso che Roby Facchinetti era morto la sera del 6 novembre, hanno postato la notizia sui social poco dopo la mezzanotte. Quando Valerio Negrini è stato rilasciato nel 1971, si è unito ai Pooh come artista e batterista, come così come il cantante, suonatore di flauto traverso e cantautore della band. Rimase con la band fino al 2009. Durante un tour di 38 date, pubblicò una raccolta inedita di quattro canzoni chiamata Ancora una Notte Together,
che è stato incluso nell’album omonimo. Quando la band celebra il suo 50° anniversario nel 2015, torna nel gruppo e scrive i suoi ultimi tre testi: “Tante storia fa”, “Le cose cherei” e “Another song”, che sono anche le uniche tre canzoni della band insieme. Oltre a Riccardo Fogli, la discografia del gruppo è presentata a cinque voci alternate.
La sua lunga e variegata carriera come artista, dalle prime band della giovinezza fino agli sforzi da solista, musical e scrittura di canzoni per altri artisti. Carmelo Bene ha anche fornito la colonna sonora del suo spettacolo “Osram”. Da notare: era apparso in 12 film a Cinecittà, tra cui diversi spaghetti western e uno con Tot.
Cosa è successo a Stefano D’Orazio, i Pooh, prima di morire? Gli è stata diagnosticata la leucemia dopo essere stato colpito dal Covid. Ne ha passate tante negli ultimi anni”, ha detto Bobo Craxi dopo aver appreso la tragica notizia della sua scomparsa. Dire che si è sentita l’assenza di Stefano D’Orazio sarebbe riduttivo. È morto il leggendario percussionista di Winnie the Pooh all’età di 72 anni. Il Covid era un avversario letale, ma stava anche combattendo una malattia che aveva precedentemente incontrato. Una leucemia che lo indeboliva da tempo è stata aggravata dall’infezione da Covid, che lo ha portato alla morte. A lutto la sua famiglia e gli amici per il fatto che è morto da solo, come tragicamente accade per tutte le vittime del Covid. Pensare al suo compagno Dodi Battaglia che muore solo in un letto d’ospedale, senza l’amore della figlia Tiziana Giardoni, che ha dovuto soffrire a distanza , fu doloroso per Battaglia.
La morte di Stefano D’Orazio, invece, è stata uno shock. Aveva amici fiduciosi che ce l’avrebbe fatta, in parte a causa del fatto che le sue condizioni iniziali non erano disastrose. Non si sentiva bene, ma non sembrava essere in pericolo di vita. L’ambulatorio di Roma dove Dodi Battaglia ha affermato di essere ricoverato in ospedale. La morte di Stefano D’Orazio, invece, è stata uno shock. Aveva amici fiduciosi che ce l’avrebbe fatta, in parte a causa del fatto che le sue condizioni iniziali non erano disastrose. Non si sentiva bene, ma non sembrava essere in pericolo di vita.
Durante le ultime ore di Stefano D’Orazio, ha aspettato la sua famiglia e gli amici. Quando Dodi Battaglia era in attesa di aggiornamenti, ha ricevuto una sorpresa. Uno dei membri della band, Roby Facchinetti, ha detto di essere stato ricoverato in ospedale per una settimana e che nessuno ne aveva parlato per rispetto e privacy, in un post firmato da lui e dagli altri membri della band. Nella struttura del Gemelli Hospital Columbus di Roma, la situazione del batterista dei Pooh sembrava migliorare per diversi giorni prima di peggiorare inaspettatamente. Del resto, l’incertezza è uno dei tratti distintivi del Covid, almeno per il momento, vista la scarsità delle attuali conoscenze sulla condizione. Un altro disgustoso insulto a Stefano D’Orazio, che da un anno era guarito dalla malattia che stava curando. Bobo Craxi, amico di Stefano, ha raccontato ai microfoni di Rai Radio2 al Lunatic che “Stefano aveva sofferto molto in questi anni, non stava molto bene, negli ultimi due o tre anni”.
Dal 1971 al 2009 ha suonato la batteria, la voce e il flauto per i Pooh e nei due anni tra il 2015 e il 2016 ha scritto testi per molte delle canzoni del gruppo. Successivamente è diventato il manager del gruppo. Ha iniziato a suonare la batteria al liceo con un gruppo chiamato The Kings, dal nome della band da cui ha ottenuto la batteria ispirata al ritmo che suonava nella sua prima band. Cambiarono il loro nome in The Sunshines e iniziarono ad esibirsi in un club alla periferia di Roma, suonando esclusivamente composizioni strumentali degli Shadows perché mancavano i fondi per acquisire un sistema vocale; Stefano ha anche esordito come poeta, componendo i testi di Ballano maschile.
Dopo questo primo incontro, D’Orazio si accontentò di fare da colonna sonora allo spettacolo underground di percussioni e voce di Carmelo Bene e Cosimo Cinieri “Osram”, tenuto per un breve periodo al club “Beat ’72”. Il gruppo Italo e il suo complesso, poi soprannominato I Naufraghi, lo accolsero in seguito nelle loro file. Di conseguenza costruisce a Roma due location “Cantine Club” dove poter esibirsi gruppi inglesi di ritorno dal “Piper”. Il lavoro a turni RCA gli ha permesso di pagare alcune bollette e di acquistare una batteria Ludwig come risultato di questa attività lavorativa.D’Orazio è apparso in diversi film a Cinecittà grazie all’intercessione dell’attore Marcello di Falco per finanziarsi e non appesantire il bilancio familiare: Rita la figlia americana; in Capriccio all’italiana, nell’episodio Il mostro della domenica, recitava letteralmente ai piedi di Tot; Bill il taciturno; Django spara per primo; Due croci a Danger Pass; La piccola Rita nel Far West; L’età del malessere; In cambio di 100.000 dollari, ucciderò te, una specifica Giuliana.