Sansonetti Piero Figli

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Sansonetti Piero Figli
Sansonetti Piero Figli

Sansonetti Piero Figli – Sansonetti è nato il 29 maggio 1951, Gemelli, a Roma, dove attualmente risiede. Di nome Pietro, è un noto giornalista, autore e opinionista che ha contribuito al tessuto dell’informazione nazionale. Per quasi 30 anni è stato vicedirettore e poi condirettore della sezione di reazione del quotidiano l’Unità, dove lavorava dal 1979 e oggi è iscritto all’albo dell’Odg Lazio. Ha diretto per un decennio Liberazione Calabria Ora per quattro anni e Il Dubbio dal 2016.

Nel 2019 è membro del gruppo dirigente de Il Riformista. Il Corriere del Mezzogiorno riporta che Piero Sansonetti è di ceppo aristocratico; è il nipote del poeta e scrittore Girolamo Comi. Lo scrittore tiene nascosta la sua vita personale, pubblicando solo informazioni sul suo lavoro su Twitter e non disponendo di un account Instagram. È sposato, ma non ha mai parlato pubblicamente della sua vita personale o delle circostanze che circondano il suo matrimonio.

Inizialmente iniziato come giornalista, alla fine è salito di grado fino a diventare caporedattore e direttore di diverse pubblicazioni. Ha trascorso un po’ di tempo come corrispondente con sede negli Stati Uniti, dove il suo ritmo includeva principalmente la politica e gli eventi internazionali. Oltre al suo lavoro come editorialista di stampa per testate tra cui Quarta Repubblica, Zona Bianca e Stasera Italia, Piero Sansonetti è noto per i suoi commenti radiofonici.

Ha iniziato a lavorare all’Unità nel 1975 come cronista prima di salire di grado fino a notatore politico e caporedattore. È nipote del barone e studioso salentino Girolamo Comi e discendente dell’economista Antonio De Viti De Marco. Dal 1990 al 1994 ha ricoperto gli incarichi di vicedirettore e condirettore presso lo stesso quotidiano. Successivamente si trasferisce per un periodo negli Stati Uniti, ricoprendo il ruolo di inviato fino al 1996, quando torna in Italia per riprendere il ruolo di condirettore.

Dal 1998 si occupa di politica italiana e internazionale come inviato e commentatore. Anche se non è entrato a far parte della RPC, dal 2004 al 2009 è stato caporedattore del periodico Liberazione del Partito di Rifondazione Comunista. La nuova maggioranza del Partito, guidata dall’ex ministro Paolo Ferrero, lo ha destituito dalla carica di direttore del quotidiano Liberazione il 12 gennaio 2009. In seguito ai fatti de Gli Altri, ha fondato e dirige la rivista Il Dubbio.

Ma il 2 aprile 2019 Sansonetti si dimette da caporedattore de Il Dubbio e viene sostituito da Carlo Fusi; secondo Il Fatto Quotidiano, questo perché la copertura del giornale sotto Sansonetti era troppo a sinistra e ostile al governo Conte I. Il 5 luglio il Corriere della Sera annunciava che Sansonetti avrebbe assunto la direzione del rinnovato quotidiano Il Riformista, che riprenderà a pubblicare il 29 ottobre di quest’anno.

Sansonetti Piero Figli

I dati personali riguardanti Piero Sansonetti sono in gran parte sconosciuti. Al centro del disaccordo tra Sansonetti e Travaglio c’era un articolo in cui il riformista affermava che il Fatto Quotidiano aveva ottenuto Eni con mezzi corrotti “Qualcuno nel suo staff, Lucia Calvosa, che è anche nel consiglio di amministrazione del giornale, era la sua candidata alla presidenza dell’entità economica più potente d’Italia Il bombardamento di Descalzi è una falsa pista.

Nell’editoriale pubblicato il 19 aprile 2020, su Travaglio sul Fatto Quotidiano, senza fare il nome di Sansonetti ma riferendosi direttamente alla vicenda, ha accusato “un disgraziato verme annidato nei normali giornali”. Travaglio è stato descritto come una “squadra fascista, peggiore di Farinacci, gerarca e giornalista di Mussolini” in un video pubblicato dalla squadra di confutazione di Sansonetti su Facebook.

“Dopo il potere politico dei 5 Stelle e l’autorità giudiziaria del partito dei pm, il ragazzo ha anche il potere economico”, ha accusato Sansonetti. Il segretario della Lega Matteo Salvini ha annunciato l’avvio di un’azione legale contro Piero Sansonetti e il giornale di Alfredo Romeo, Riformista. La dichiarazione che segue recita: “Due colonnelli della Lega Nord, seduti pazientemente sui divani rossi, espongono fra loro pesanti commenti sulle frequenti richieste del segretario, di assentarsi un momento, un attimo, e poi venire indietro rinfrescato e sfruttatore And”,

che è stato pubblicato tra venerdì e sabato. Accetto tutto tranne questo”, ha detto Salvini. Su Facebook, Salvini chiede: “Ho capito cosa hai capito?” Nel bel mezzo delle riunioni, sgattaiolavo in bagno per una boccata di cocaina e tornavo riposato. Non questo. Io posso sopportare qualsiasi altra cosa”. In questi giorni sono state mosse al leader delle accuse su quanto sia difficile dirimere la vertenza del Quirinale. Con le sue stesse parole, sostiene di abbracciare pienamente e persino di essere orgoglioso di difendermi.

Ma io Non sono un tossicodipendente, questo non ha nulla a che fare con la questione politica, e vorrei ricordare a questi “giornalisti” che, fuori dagli edifici politici, sono padre di due bambini che mi rispettano e mi amano nonostante le mie imperfezioni . Può essere troppo pretendere rispetto da alcune persone, ma vorrei un minimo di vergogna e modestia quando si considera il benessere dei giovani. I ragazzi di San Patrignano riceveranno “tanti soldi” dalla querela, come dice Salvini.

Sansonetti risponde: “Non abbiamo mai pubblicato che Salvini si droga, che escludo, non l’abbiamo scritto quindi penso che ci sia un errore, perché questo non lo abbiamo scritto”. In un messaggio congiunto, i capigruppo di Senato e Camera Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo condannano un pezzo “vergognoso”. Insistono nel dire: “Si insinua che Matteo Salvini abbia lasciato più volte il suo ufficio per andare a drogarsi in bagno”.

È la cosa più crudele, più triste e più spaventosa che qualcuno abbia mai scritto nella memoria recente. Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana definisce la situazione “inconcepibile e tragica”. Creare tale notorietà rimanendo sconosciuto, dice, è “odioso”. Considerando che Matteo ha fatto dell’eliminazione della droga un principio centrale della sua piattaforma politica, questa è un’accusa particolarmente atroce da muovergli contro.

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