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Sabrina Paravicini Malattia - Media Famosi

Sabrina Paravicini Malattia

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Sabrina Paravicini Malattia
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Sabrina Paravicini Malattia -L’attrice Sabrina Paravicini sta ancora lottando contro il cancro. L’attore e sceneggiatore lombardo, interprete e protagonista di diverse opere di narrativa italiana, ha esordito raccontando il suo percorso terapeutico due. Questa mattina, la Paravicini ha aggiornato i suoi fan tramite un post su Facebook.

La sceneggiatrice lombarda esordisce affermando: “Sono iniziati gli esami di controllo, le visite e gli esami del sangue, e poi porta tutto dagli oncologi. Ieri ho fatto un’ecografia addominale, tre giorni di preparazione con una dieta abbastanza rigida, digiuno totale per otto ore, e alle 14.00 ero sdraiato sul letto d’ospedale dopo aver bevuto un litro d’acqua nell’ora precedente.

Non più di quanto ho fatto io, la residente spalanca gli occhi mentre si chiede se ho davvero parlato quel termine. Ogni malato di cancro ha una malattia metastatica, che lo affligge costantemente e non solo dopo la chemioterapia, l’intervento chirurgico, i primi mesi, i primi dodici o i primi ventiquattro. Ma dirlo mi ha aiutato a sentirmi meno solo”, scrive Paravicini nel saggio.

Il dottore risponde: “Se lo fossero e se fossero ovvi li vedremmo donne”, a cui l’attrice risponde: “Beh, quella è la mia vescica, lo riconosco”. Il dottore “Esco e salgo le scale”. Tutti hanno pensato: “Se mi informassero che ho un tumore, cosa farei?” ad un certo punto.

Sabrina Paravicini, 50 anni, si dava sempre la stessa risposta a quell’ipotetica domanda: fare le valigie, viaggiare in riva al mare, e puff, finire tutto con stile. Quando in realtà ha dovuto rispondere a quella domanda, l’attrice e regista che è diventata famosa come l’infermiera Jessica dalle prime stagioni di A Doctor in the Family.

Si rese conto che la realtà era diversa: “Resti esattamente dove sei, ma non per debolezza, paura o ultima risorsa”. Di fronte al cancro, bisogna continuare a fare i conti con la malattia e le sue terapie; scappare non è più un’opzione. Invece, si deve affrontare la malattia e le sue cure. Continuiamo a lottare e a prenderci cura di noi stessi.

Nel suo libro più recente, So Far So Good, che è attualmente disponibile nel negozio di Sperling & Kupfer, Sabrina descrive gli ultimi due anni trascorsi dalla sua diagnosi di cancro al seno. Quando era certa di avere solo un’infiammazione nel febbraio 2019, è arrivata senza preavviso. Ricorda di essersi alzata presto quella mattina, di lavarsi i capelli e di truccarsi con cura, dicendo: «’Se devono dirmi che ho il cancro, devo essere bellissima.

Il concetto di avere il cancro non si avvicinava nemmeno ai miei più grandi incubi, che all’epoca mi sbalordirono. Ero certa che tutto ciò di cui avevo bisogno per curare un ascesso mammario fosse un insabbiamento antibiotico. E piuttosto. Nel maggio 2019 ha deciso di rivelare la malattia. Mio figlio Nino, che ora ha 14 anni, ed io stavamo presentando il nostro documentario Be Kind quando mi è stata data la diagnosi.

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Non volevo che nulla distogliesse l’attenzione da quel lavoro, quindi ho intrapreso un viaggio gentile verso la diversità, che descrive la nostra narrativa e le nostre vite da quando gli è stata diagnosticata la sindrome di Asperger. Nino era depresso in quel momento, ma rimase in silenzio. Abbiamo provato a scherzarci su in privato. Mi ha detto che si sarebbe tolto la parrucca quando siamo entrati nella stanza. Ne avevo indossato uno alle presentazioni.

Hai subito informato tuo figlio? Inizialmente ho singhiozzato di nascosto nel gabinetto, ma è durato solo tre giorni. Più tardi, l’ho ricordato e come, per quei tre giorni, avesse l’espressione più abbattuta che avessi mai visto. Il nostro neuropsichiatra mi ha consigliato che dovevo dire la verità quando gli ho detto che avevo una palla nel petto.

In quel momento gli dissi che avrei dovuto accettare una cura perché, al giorno d’oggi, il disturbo è abbastanza curabile. Sempre un rimedio, anche se doloroso. Anche se Nino era davvero arrabbiato quando ho perso i capelli, l’abbiamo comunque trasformato in un gioco e mi ha soprannominato “pelatina”.

Tiene conto di tutti i suoi trattamenti medici nel libro, inclusa la quantità di trattamenti chemioterapici, radioterapia, interventi, esami fisici, controlli e ricoveri ospedalieri. Non avrei mai immaginato che avrei lottato e raccolto la forza per percorrere una rotta del genere.

Comunque l’ho fatto. Ero già una persona tosta poiché venivo qui da dieci anni difficili durante i quali avevo aderito fedelmente alla terapia di mio figlio. Ero affaticato quando è arrivata la mia diagnosi, ma ho presto capito che era giunto il momento per me di combattere contro Nino. “Un viaggio lungo, duro, necessario, ma straordinario” è il modo in cui descrive la malattia. Perché importa?

Perché ho sempre ragionato velocemente, andrà tutto bene. momento attuale. Quando dico che qualcosa è “eccezionale”, non intendo solo che è fuori dalla norma; Intendo anche dire che è successo nelle peggiori circostanze immaginabili, con il cortisone che mi gonfiava il viso, senza ciglia e senza capelli. Mi resi conto di quanto affetto avevo nella mia vita.

Ho passato l’entire tempo cercando di preservare la mia vita. Nessuno merita il dolore e, sebbene non presenti un’opportunità di crescita, ognuno di noi può scoprirne uno dentro la propria sofferenza. Qual è stata la situazione più difficile? Una delle cose più estenuanti e dannose per il corpo è il trattamento.

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