Pino Rinaldi Giornalista Bastone – Dal 1990 è uno dei principali inviati di “Chi l’ha visto? e autore di “Commissari”, collana in sei puntate sui casi risolti o in corso di indagine. Oggi, dal Il 12 giugno, su Raidue in notturna, “Detectives” di Giuseppe Rinaldi, sei puntate in totale incentrate su casi diversi, risolti o ancora in attesa di risoluzione.
Cronache vere basate su testimonianze dirette e documentazione. Siamo interessati a scoprire non solo chi ha commesso un reato ma anche cosa lo ha motivato. Intendo avvalermi del contributo di neuropsichiatri, psicoterapeuti ed esperti di comunicazione non verbale. La vera novità, però, è che abbiamo ha coinvolto Jim Clemente,
un ex profiler dell’FBI e ispiratore e consulente del programma televisivo “Criminal Minds”, per intervenire in relazione ai crimini per i quali non è stato ancora identificato l’autore. e fatti freddi e duri del delitto: dove è avvenuto, chi è rimasto ferito, ecc. «Ne prevedo due: tra quelli che non sono stati risolti, ci occuperemo del caso Flavio Simmi,
e tra quelli che sono stati risolti, ci occuperemo del caso di Maurizio Minghella. Hai sentito la confessione di Ferdinando Carretta sull’uccisione di tutta la sua famiglia mentre viveva con il “mostro di Firenze” da anni. Come le è venuta in mente? Che Vanni, Pacciani e Lotti non erano i “compagni di merenda” responsabili delle azioni del mostro.
Mi stavo solo chiedendo perché hai portato un bastone nello studio di registrazione. Ho avuto un tumore al femore quando ero giovane, e mi ha reso incapace di camminare normalmente. Questo è il motivo per cui ho sempre provato una punta di imbarazzo ogni volta che sono stato filmato. Non voglio essere il dottor House, ma il bastone che uso è mio,
e non è una cosa che faccio per abitudine…». Fare il giornalista è un lavoro duro, soprattutto se vai senza paura all’originale della notizia fonti per creare le storie che tutti gli altri ripetono. Un esempio noto è Giuseppe Rinaldi, noto con il nome d’arte di Pino. Un giornalista che ha sempre anteposto il servizio alla comunità alla vendita di libri,
alla ricerca di informazioni che aiutino nelle indagini o forniscano informazioni sulla condizione umana. Non ha mai vacillato dal principio secondo cui il giornalismo dovrebbe dare la priorità alla ricerca della verità rispetto alla segnalazione di morti orribili. Per questo consideriamo Rinaldi uno dei migliori giornalisti italiani.
Pino Rinaldi è nato il 1 febbraio 1961 e ha lavorato come giornalista, romanziere e direttore d’orchestra. È noto soprattutto per il suo lavoro nel programma televisivo italiano “Chi l’ha visto?” Ciò accadde nel febbraio del 2000, quando la conduttrice Marcella De Palma morì improvvisamente di cancro ai polmoni. E ancora una volta nel 2014,
quando ha ospitato l’edizione estiva di “Chi l’ha visto? “- Racconti” Ci sono stati numerosi eventi emozionanti nel corso della sua vita. Ad esempio, usa il bastone che portava da quando era giovane a causa di un tumore al femore gli ha impedito di utilizzare appieno la gamba. Per motivi di umiltà, l’ha sempre usata,
ma negli ultimi anni ha iniziato a mostrarla più spesso in cambio della possibilità di apparire nei video. Ed è una buona cosa, visto che usare un bastone dopo una cosa del genere non dovrebbe essere disapprovato, eppure nel 2011, alla giovane età di 50 anni, ha perso la moglie Laura Mambelli.
Pochi giorni dopo essere stato trasportato in ospedale con una malattia mortale, Mambelli , giornalista del Tg1, il giorno della sua morte, il 22 gennaio 2011, era anche il suo cinquantesimo compleanno, essendo nata il 22 gennaio 1961, il che rende questa ricorrenza particolarmente tragica. In onda su Rai 3, e lì è rimasto per oltre trent’anni,
attraverso il momento in cui Federica Sciarelli ha scelto di spostare “Chi l’ha visto? da un programma in cui cercava i perduti a uno in cui sondava fatti di cronaca. Una mossa che ha incontrato per la prima volta il contraccolpo dei telespettatori e persino le dimissioni di collaboratori regolari come autori e giornalisti,
ma che da allora ha dimostrato di essere un vincitore di ascolti. I suoi successi come corrispondente non hanno precedenti. Ad esempio, il 30 novembre 1998 si è recato a Londra e, in un’intervista in onda, ha indotto Ferdinando Carretta a confessare il triplice omicidio della sua famiglia a Parma nove anni prima. Un altro esempio è quando la sua conversazione con l’assassino di Melania Rea,
Salvatore Parolisi, si è rivelata fondamentale. Tutte le cose belle devono finire, e così è stato con Pino Rinaldi e “Chi l’ha visto?”, che ha lasciato non per problemi con Federica Sciarelli, come qualcuno ha sostenuto, ma perché desiderava nuove esperienze. Ci sono nuovi sistemi altamente avanzati là fuori e sono praticamente sempre collegati ad attività criminali. Non c’è solo Rai 3.
Recentemente, Pino Rinaldi si è esteso ad altri canali televisivi con il suo programma “Faking It – Bugie o verità? Con interviste a diversi criminologi ed esperti di comunicazione non verbalesi passa a parlare di delitto. Una delle sue trasmissioni, “Divina Commedia Criminale”, in cui tratta gli episodi più violenti del capolavoro di Dante Alighieri come se fossero fatti di attualità,
è consigliatissima. Ma anche Rinaldi non ha avuto paura di sperimentare nuove forme. In “La Dedica”, ad esempio, ha dimostrato l’efficacia della musica come mezzo di espressione concentrandosi sulle canzoni e sulle storie che gli sono servite da ispirazione. La segnalazione di attività criminali è un lavoro impegnativo e delicato a causa del rischio di concentrarsi troppo sui dettagli cupi.
Mentre ascoltiamo, non riusciamo a ricordare che dietro ogni insieme di dati c’è un essere umano con una storia, una personalità, speranze e preoccupazioni. Evitando il cruento attenendosi ai fatti, Pino Rinaldi ha detto: «Sotto i delitti c’è sempre una storia che va compresa,