Pierre Colombo Eta – Il suo nome ufficiale è Pietro Secondo, ma suo padre antifascista, Francesco, ha deciso di sfidare gli editti del regime secondo cui le persone usano nomi autarchici chiamandolo Pierre dalla nascita. Mia madre e mio padre erano cattolici devoti. Suo padre era un operaio presso la fabbrica di macchine da scrivere Everest,
dove le sue opinioni religiose e socialiste si univano; sua madre, Maria Franzosi, era una maestra d’asilo di formazione Montessori che accettava lavori agricoli stagionali per integrare le scarse entrate della famiglia. Suo fratello Flavio, abile e riflessivo seminarista diciannovenne, rimase ucciso nel 1954 in un incidente su una Lambretta, e questa tragedia rimase impressa in Pierre perché rifletteva le vicissitudini del loro grande,
povero e vicino -famiglia unita. Don Primo Mazzolari, amico di famiglia e fondatore e promotore della rivista Subito, era noto per le sue schiette prese di posizione contro il fascismo e le sue convinzioni progressiste in ambito sociale, teologico ed ecclesiastico. Carniti è cresciuto negli anni prefascisti e del primo dopoguerra quando il cremonese, con al centro Castelleone,
era l’epicentro delle leghe bianche, e quando il suo leader carismatico, Guido Miglioli, ne era al timone. Terminate le scuole medie a quattordici anni, Carniti andò a lavorare come fattorino presso una tipografia e, successivamente, presso due cooperative. Al di là del controllo del numero degli occupati azienda, ‘imponibili sul lavoro’, e miglioramenti salariali,
era necessario distinguere la proprietà della terra dalla gestione del lavoro, associando, appunto, i salariati; divenne amico di Miglioli, che abitava poco distante da Castelleone, a Soresina, e fu coinvolto nelle dure lotte dei braccianti. Nel 1955 Carniti viene segnalato a Luigi Macario dal segretario della Cisl di Cremona, Amos Zanibelli,
studioso delle vicende delle leghe bianche. Dopo averlo conosciuto, Mario Romani e Vincenzo Saba, direttori del Centro Studi di Firenze, gli consigliarono di iscriversi alla scuola come mezzo per proseguire la sua formazione e diventare un migliore dirigente della Cisl. Dopo un primo declino, Carniti accettò e, nel 1955,
entrò nella scuola con una borsa di studio insieme a giovani come Franco Marini, Eraldo Crea e Mario Colombo, che negli anni a venire sarebbero diventati importanti imprenditori. Per citarne alcuni: Benedetto De Cesaris, Ettore Massacesi, Gino Giugni, e naturalmente Romani, docente all’Università Cattolica di Milano e direttore dell’Ufficio studi della Cisl.
Terminato il corso, il suo professore Luigi Macario gli consiglia di lavorare per la FIM, la federazione dei metalmeccanici della Cisl, a Milano, piuttosto che per i lavoratori della terra, come aveva suggerito anche la sua tesi sul sistema cascina padano. Sono anni formativi per Carniti che impara i rudimenti del sindacalismo dal segretario della provincia, Pietro Seveso.
Data di nascita:26 Luglio 1963 – 22:15h
Seveso era un tradizionalista aperto alle nuove idee, e Carniti vedeva la presenza quotidiana di Seveso davanti ai cancelli come un’opportunità per esercitare il suo mestiere e diffondere l’ideologia sindacale. La forte crescita dell’occupazione nell’industria nei primi anni del “miracolo economico” è stata accompagnata da bassi salari e da un approccio autoritario repressivo alla gestione dei rapporti di lavoro, in particolare durante i periodi di disordini sindacali come gli scioperi.
Durante queste vicende, nelle quali aveva avviato un rapporto di collaborazione con la FIOM, è stato più volte fermato. Prima nell’area del Sempione, dove l’Alfa Romeo contava allora ben 16.000 dipendenti, e in quella del Giambellino, disseminata di stabilimenti di piccole e medie dimensioni, promosse con successo un gran numero di contenziosi,
dimostrando la positività della contrattazione aziendale, alla quale la Cisl è stata particolarmente favorevole. Fu poi mandato a Legnano per due anni. Nel 1960 la FIM organizzò una manifestazione in Piazza del Duomo, cuore di Milano, che divenne un evento politico e mediatico noto come Natale in piazza, ottenendo, nonostante la presenza degli operai comunisti della FIOM,
il consenso e la solidarietà della curia ambrosiana e dell’arcivescovo, mons. Giovanni Battista Montini, che ha parlato con Carniti tramite mons. Cesare Pagani, responsabile di Bruno Storti, fu eletto alla guida della Cisl nel 1959, ma il suo primo coinvolgimento nel movimento operaio risale al 1961 quando fu eletto alla segreteria della FIM di Milano,
che crebbe rapidamente grazie all’interesse dell’organizzazione ai giovani lavoratori. Molto tempo dopo, ricordava Carniti, «con noi c’era una generazione di militanti e sindacalisti che cercava non una Cisl diversa, ma una Cisl che mettesse in pratica quello che predicava da anni. Ci sono stati grandi conflitti sulla CISL,
tra cui: verticalizzazione; l’incompatibilità delle deleghe parlamentari e sindacali; e l’eliminazione delle distinzioni nella regolamentazione tra lavoratori e impiegati. Nel 1964 fondò a Milano il bimestrale Dibattito sindacale, che diresse fino al 1969. La rivista acquistò rapidamente importanza in tutta Italia, non solo all’interno della FIM ma anche della CISL e dell’U.
nion nel suo complesso, in quanto è servito da forum per le idee e i dibattiti di una generazione di sindacalisti e accademici emergenti, tra cui artisti del calibro di Pippo Morelli, Sandro Antoniazzi, Guido Baglioni, Bruno Sempre nello stesso anno, ha visitò gli Stati Uniti e, mentre era a Detroit, incontrò i leader degli United Automobile Workers,
un sindacato militante di lavoratori automobilistici che aveva ottenuto guadagni significativi in termini di trattamento salariale e pensionistico e sostenne l’ala liberale del Partito Democratico sotto la guida di Walter Reuter. Aumenti salariali diretti basati su performance aziendale, qualifiche sul posto di lavoro, controllo della linea di produzione e, più in generale, pensioni aggiuntive costituivano aspetti della sua futura riproposizione in Italia.