Paolo Conte Malattia

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Paolo Conte Malattia
Paolo Conte Malattia

Paolo Conte Malattia – Paolo Conte è un musicista, artista ed ex avvocato italiano. Suona più strumenti e dipinge. Come pianista jazz, è ampiamente considerato uno dei cantautori italiani più lungimiranti. Al termine dei suoi sessant’anni di carriera, decise di dedicarsi esclusivamente all’arte, dopo aver precedentemente esercitato la professione di avvocato e collaborato spesso con parolieri come Vito Pallavicini.

Si è dilettato con altre forme di espressione artistica, ottenendo nel 2007 la laurea honoris causa in pittura dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Il suo lavoro è stato ben accolto dal pubblico francese e da un vasto pubblico internazionale. Con sei Targhe e un Premio Tenco, è insieme a Fabrizio De André l’artista più decorato della storia del Club Tenco.

E nella categoria “Le parole della musica”, dove ha primeggiato, è stato insignito anche del Premio Chiara. In riconoscimento dei suoi numerosi successi e del suo contributo alla musica e all’arte italiana, la città di Scurzolengo gli ha concesso la cittadinanza onoraria il 26 novembre 2021.

L’introduzione di un giovane alla musica e un precoce apprezzamento per il jazz

Il 6 gennaio 1937, Paolo Conte entrò in questo mondo nella città italiana di Asti. Suo padre, Luigi, con inclinazioni musicali, è un notaio, e la madre, ricca proprietaria terriera, Carlotta, è sua madre. Durante la guerra trascorse molto tempo nella fattoria del nonno e i suoi genitori, entrambi profondamente devoti alla musica classica e popolare, gli insegnarono le basi del pianoforte.

Durante l’apice del fascismo, il padre di Conte acquistò segretamente musica dall’estero, suscitando l’interesse del giovane per il jazz. In un’intervista degli anni ’80, l’artista stesso racconterà la vicenda: «Mussolini aveva proibito la diffusione della musica e del jazz americani. Tuttavia, fermare tutto era un’impresa ardua.

Per via di questa regola il St. Louis Blues divenne Tristezze di San Luigi, permettendo ai grandi classici di circolare purché… fossero suonati da orchestre italiane e etichettati in Italia. A quanto pare il cantautore non ha mai sentito un desiderio così forte di diventare padre come in questo momento: “L’ho sentito in tutta franchezza. Sono stato nutrito di jazz e di cultura americana in questo modo per tutta la mia vita.

I miei genitori, ancora molto giovani e quindi naturalmente curiosi, appassionati di musica e assetati di novità, riuscirono a procurarsi dischi o spartiti di musica americana a dispetto delle autorità; l’hanno decifrato e l’hanno riprodotto in soggiorno. Il testo della canzone è stato scritto da Mogol e Miki Del Prete ed è apparso originariamente sull’altro lato del leggendario singolo 45 giri Il Ragazzo della Via Gluck.

“Ragazzi?”, ha detto Paolo Conte. Non mi scuso. “Non posso dare consigli, ma…”

All’età di trent’anni, dopo aver studiato giurisprudenza e aver perseguito con dedizione la passione per il canto, la vita di Paolo Conte come forza culturale e musicale è davvero fiorita. Il musicista ha parlato della sua vita e del suo lavoro in un’affascinante intervista con i giornalisti del Corriere, discutendo non solo della sua routine quotidiana – che include passeggiate con i cani e, ovviamente, tanta musica – ma anche delle sue prime influenze.

Paolo Conte Malattia

“Mi tengo poco informato e forse ci sono cose interessanti che mi sfuggono,” ha detto, lasciando intendere che non è molto esperto della musica di oggi. Ma mi sembra che molti artisti abbiano una predisposizione a scrivere opere troppo simili tra loro. Il calo di originalità è innegabile. La discografia determina le sorti della band più di ogni sperimentazione artistica.

Paolo Conte sul figlio non ancora nato: “Non è un rimpianto”

La parte più commovente dell’intervista riguarda la discussione sui figli dell’intervistato. È un argomento che non ha mai entusiasmato Paolo Conte: “Non è un rimpianto. Se avessi dei figli forse potrebbero aiutarmi nella mia penombra. Ma… non ho mai avuto molta voglia di metter su famiglia” Inoltre, non sarei stato sicuro di cosa educarlo. Chi era lui, cantata da Adriano Celentano, è stata la prima hit del suo album La festa.

Anche mia moglie è coinvolta in questo. Per trasmettere la conoscenza, devi prima interiorizzare tu stesso le parole “Non è una cosa in cui mi sono mai sentito molto realizzato, e sono d’accordo che non è semplice. Forse, però, pensò, sarei stato un genitore molto affettuoso. Ha frequentato il liceo classico Vittorio Alfieri di Asti, per poi conseguire la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Parma.

Dopo aver lavorato per un po’ come assistente presso lo studio di suo padre, ha deciso di dedicarsi alla musica a livello semiprofessionale. Negli anni ’50 prese in mano il trombone e successivamente il vibrafono, suonando con i più svariati gruppi locali. In particolare costituisce un circolo musicale presso l’Associazione Alpini della città denominato USMA: “Unione Studenti di Asti” con l’ausilio della Barrelhouse Jazz Band.

Il sabato dalle 16:00 alle 19:30, il gruppo si esibisce per la comunità, esponendo i propri coetanei alle opere di compositori come Rodgers e Hammerstein, George Gershwin, Cole Porter e Jerome Kern che potrebbero non avere familiarità con loro. Più tardi, hanno iniziato ad esibirsi nei club e hanno anche preso parte ai festival locali più importantiha accolto le band emergenti.

Le realizzazioni di Azzurro e la partnership con Vito Pallavicini

All’inizio degli anni ’60 formò un nuovo quartetto sotto il nome di Paul Conte. L’etichetta aiuterà l’artista ad entrare nel settore discografico pubblicando un EP 7″ di musica jazz intitolato The Italian Way to Swing; purtroppo il disco è un fallimento commerciale. È stato l’amore del giovane Conte per il jazz come mezzo musicale che lo ha portato a competere nel quarto “International Jazz Quiz” annuale a Oslo, dove si è classificato terzo.

Ha scritto le sue prime canzoni prendendo spunto da film e libri, e vi lavorò spesso insieme al fratello Giorgio: tra i tanti memorabili ricordiamo Ed ora te ne vai di Vanna Brosio e L’ultimo giorno di Carla Boni, entrambi con testi di Giorgio Calabrese. Paolo Conte vede l’industria musicale principalmente come un “autore”, scrivendo canzoni e orchestrazioni per altri artisti.

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