Paolo Antonacci Malattia – Attualmente è uno degli autori più richiesti, con brani di Tanani e Rosa Chemical che si esibiscono bene al Festival di Sanremo. Ha sempre avuto talento, ma ci ha messo un po’ ad accettare il suo cognome come tale. Paolo Antonacci, classe 1995, figlio di Biagio e nipote di Gianni Morandi, è attualmente uno degli scrittori più richiesti.
I cliché estivi “Mille” e “La dolce vita” provengono entrambi da lui. Nel tempo, sono venuto a patti con il mio cognome. Quando avevo 20 anni, ero malato e imbarazzato da morire… “Finirà a fare zapping sul divano”, predisse lo psichiatra. D’altronde… Il Corriere della Sera, rivela. Che ciò che faccio sia ridotto allo stato di aneddoto piuttosto che di curiosità è qualcosa che cerco di evitare a tutti i costi.
Invece, mi piacerebbe essere ricordato per i miei contributi alle arti. Questo Sanremo ha operato su di me la sua psico-magia, e ho finalmente accettato il mio cognome e il dolore di essere il discendente di un personaggio famoso. Finalmente posso permettermi di comprare una casa grazie a questo lavoro. Quando mi è venuta in mente l’idea per il film che ritraeva la coppia ucraina che era stata separata dalla guerra, mi sono reso conto di quanto fosse incredibilmente riconoscibile l’argomento.
Tana avrebbe potuto essere accusato di aver incassato una tragedia, ma il suo comportamento lo ha aiutato a evitare quella trappola. La controversia che circonda Rosa potrebbe averla portata alla morte, ma lui è stato altrettanto abile nel chiarirne il significato. Mi ha commosso, ma nella mia storia le paure dei genitori e dei nonni sono altrettanto importanti.
Siamo tutti giocatori qui; conosciamo gli alti e bassi di questo settore e che il successo e il fallimento sono ugualmente transitori. Ora immaginiamo che in Italia le storie per bambini su… spesso non finissero bene, e che tante brave persone si lasciassero abbindolare dal cliché. Ho avuto tre classi in terza elementare. Oltre al fatto che, prima di Instagram,
personaggi famosi vivevano circondati dalla mitologia e tutti si sentivano in diritto di porre loro domande, stavo attraversando quella fase in cui presumi che i tuoi avversari siano in famiglia. Se è così, vorrei aver avuto un cognome diverso. Ho finalmente capito il suo lavoro, le sue assenze, e l’inizio del nostro ricongiungimento è iniziato con quella fuga. Per il loro duetto,
Tananai ha postato una maglietta con la faccia di Biagio, chiudendo un cerchio: «Quando avevo circa 20 anni, ho passato un brutto periodo; Ho sofferto di un grave disturbo ossessivo compulsivo e ho richiesto un trattamento antidepressivo in un day hospital. Ero giù di morale, cantavo nella mia testa, ma ero troppo imbarazzato per affrontare la mia famiglia riguardo alle cose normali.
Il dottore era preoccupato per l’effetto di rimbalzo quando ho finito i trattamenti, dicendo: “Finirà a fare zapping sul divano”. Sei mesi dopo, ho incontrato il mio partner e collega Davide Simonetta, nonché il nostro capo, Stefano Clessiloro, ho cambiato trattamento e ho iniziato a sentirmi meglio. Il pensiero di essere ridotto al racconto di una curiosità mi riempie di terrore.
Invece, mi piacerebbe essere ricordato per i miei contributi alle arti. Questo Sanremo ha operato su di me la sua psico-magia, e ho finalmente accettato il mio cognome e il dolore di essere il discendente di un personaggio famoso. Ora che ho un reddito fisso dalla mia carriera, posso finalmente sistemarmi e acquistare una casa.
Per molto tempo si è preoccupato del fatto di essere figlio di Biagio Antonacci e nipote di Gianni Morandi. Quest’anno però ha saputo fare pace con il suo cognome imbarazzante visto che due sue canzoni si sono piazzate nella top five al Festival di Sanremo. Stiamo parlando di Paolo Antonacci, uno degli autori più richiesti nell’industria musicale in questo momento;
il suo lavoro si può ascoltare nei ritornelli di canzoni di successo come “T ango” di Tananai e “Made in Italy” di Rosa Chemical, così come in “Mille” e “La dolce vita” di Fedez. In un’emozionante intervista al Corriere della Sera, il giovane artista si è raccontato il punto più basso della sua vita prima di scoprire la musica. supervisore Stefano Clessi sono quelli a cui devo tutto.Paolo.
Quando collaboriamo come coppia, si concentra di più sulla produzione e sulle melodie e io mi concentro di più sui testi e sulle melodie, come se condividessimo una coscienza superiore, un cervello. Davide ha una decina di anni più di me, ma è come una madre, un padre, un fratello e una fidanzata, tutto insieme. All’incirca quando avevo 20 anni,
ho attraversato un momento terribile della mia vita, durante il quale ho sofferto da un grave disturbo ossessivo compulsivo, nascosto in una foresta piena di simboli, e mi sentivo imbarazzato come un cane. Dopo aver lottato con la depressione, ho deciso di cercare aiuto in un ospedale diurno. Ero depresso, cantavo nella mia testa,
ma troppo imbarazzato per affrontare la mia famiglia per le cose normali. Il dottore era preoccupato per l’effetto di rimbalzo quando ho interrotto i trattamenti, dicendo: “Finirà a fare zapping sul divano”. Alla fine li ho incontrati dopo 6 mesi, ho cambiato trattamento e ho iniziato a sentirmi meglio. Quell’ossessione è diventata cosìmale che ammette,
“la mia fidanzata si arrabbia e dice che penso solo alla musica… Ha ragione sull’esercizio, sono maldestro nel 70 per cento dei compiti che per altri sono semplici, mi dimentico persino di mettere la spesa in tasca frigorifero…” Paolo Antonacci non è solo il figlio o il nepo baby di un famoso artista.Biagio Antonacci parla della nascita, delle difficoltà e della passione per la vita, come un piccolo ulivo vittorioso, che va preservato dal gelo come lui è venuto al mondo sconfiggendo ogni avversità nascendo un figlio.