Niko Pandetta Arrestato Oggi

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Niko Pandetta Arrestato Oggi – Si è conclusa con la sua estradizione in Italia la caccia internazionale a Ghebremedin Temeschen Ghebru, 35 anni, eritreo ricercato da più di un anno con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’uomo, afferma la polizia, “ha organizzato la rotta via terra dei migranti dai Paesi dell’Africa centrale alla Libia, per poi proseguire il viaggio verso le coste del Mediterraneo con il Nord Europa come destinazione finale”.

L’organizzazione transnazionale di cui faceva parte “operava tra l’Africa Centrale ei Paesi del Maghreb, l’Italia e il Nord Europa” e “mirava a favorire l’immigrazione clandestina e la commissione di altri gravi reati”. Il 35enne è stato arrestato all’aeroporto internazionale di Addis Abeba mentre cercava di fare un viaggio ad Adelaide, in Australia. Dal momento che l’uomo aveva un passaporto australiano, è probabile che fosse collegato alla rete criminale del gruppo in Australia. La sua attuale estradizione in Italia è iniziata con l’istante del suo arresto e la sua successiva rapida definizione.

Incaricate delle indagini su di lui sono le Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, nonché il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sotto la direzione del sostituto pm Marzia Sabella e dei sostituti pm Calogero Ferrara e Giorgia Righi. La domanda non è valida. Una sentenza che, una volta pronunciata dalla Suprema Corte, è definitiva e non impugnabile. La trappola neomelodica è coinvolta in una procedura che è passata al terzo livello di giudizio. “Niko”, soprannome di Vincenzo Pandetta.

La sentenza della Corte d’Appello, che nell’estate del 2021 ha condannato a 4 anni il nipote del boss mafioso Turi Cappello, è stata confermata irrevocabile dalla Cassazione. Un musicista catanese è stato recentemente indicato come sospettato in relazione a una rissa finita a colpi di arma da fuoco la scorsa primavera all’esterno di un club chiamato Ecs Dogana nel porto dell’Etna. Pandetta avrebbe istigato una rissa tra due gruppi di giovanissimi che si sarebbero riferiti alle cose mafiose Cappello e Mazzei per una performance rifiutata durante uno spettacolo in discoteca.

Facendo riferimento al processo recentemente concluso, l’artista è accusato di spaccio di droga. È stato catturato in un’operazione di intercettazione della Squadra Mobile di Catania che prendeva di mira membri del cartello del narcotraffico gestito da Sebastiano Sardo, in arte Occhiolino Due vie di approvvigionamento di droga dalla Calabria alla Sicilia sono state scoperte da agenti antidroga. Uno era a Reggio Calabria, ingresso d’Italia della cocaina sudamericana, nella piana di Gioia Tauro. Uno era legato alle ‘ndrine cosentine, l’altro no.

La vendita iniziale fu fatta ai “ragazzi Sardo”, che in seguito avrebbero distribuito la droga in tutta Palermo. Invece di rifornire il primo cartello calabrese, il secondo cartello in Calabria riforniva l’organizzazione criminale Patern. L’artista catanese è solo uno dei tanti imputati del processo, giunto alla sua conclusione definitiva. Anche i ricorsi di Fabio Spampinato sono stati ritenuti inammissibili dai giudici di Cassazione.

Tuttavia, la Suprema Corte ha indirizzato gli altri imputati a un diverso ramo della Corte d’Appello di Catania a riconsiderare la pena definitiva dopo averli ritenuti penalmente responsabili delle contestate accuse di droga. Colpa della decisione dei giudici di legittimità di annullare le cause che coinvolgono l’aggravante mafioso. L’imputato trafficante divenuto pentito Sardo guidava un gruppo che, grazie ai suoi legami con i Cappello-Bonaccorsi all’epoca delle indagini, riuscì a promettere al clan un’agevolazione.

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La Suprema Corte, quindi, ha deciso di non esaminare il caso e non ha rinviato l’udienza. Un secondo ricorso sarà ascoltato per Simone Guglielmino, Filippo Beninato, Giovanni Di Maggio, Davide Nunzio Scrivano, Giuseppe Treccarichi Scauzzo e Ivano Antonino Santangelo, ma solo per adeguare le loro sentenze. Le sanzioni impugnate nei loro confronti variavano da 14 anni consecutivi a 5 anni. Come notato in precedenza, le sanzioni dovranno essere ricalcolate. La Corte Suprema ha emesso il verdetto lunedì mattina, ritenendo “inammissibile” la memoria di terzo grado di Niko Pandetta.

Il trapper/neomelodico catanese è stato condannato a quattro anni per spaccio di droga da Nell’estate del 2021 la Corte d’Appello valuterà il caso. Da quello che abbiamo raccolto sui social media, nemmeno il suo management è ottimista sulle possibilità di Niko di evitare il carcere questa volta. Su Instagram, ha chiesto personalmente ai follower di commentare la foto precedente, promettendo che chiunque lo avesse fatto sarebbe stato aggiunto al suo gruppo di “amici intimi”.

Il suo manager potrà vedere chi gli è stato vicino “quando sarà in prigione”. Dice di essere “abituato ai piccoli spazi” e promette di comporre nuova musica mentre è dietro le sbarre. Solo poche ore dopo Niko Pandetta si ritrovò in un’altra situazione insolita che coinvolgeva le forze dell’ordine. IlA quanto pare, il trapper è andato a trovare un membro della famiglia che era stato incarcerato, forse per dare la notizia della condanna per reato di terzo grado.

Prima ancora che potesse entrare nella prigione, le guardie gli hanno fatto coprire i suoi numerosi tatuaggi. Il viso e le mani di Pandetta sono ricoperti di tatuaggi e scarabocchi. L’uso di questi simboli sembra essere limitato durante le visite con una persona cara incarcerata, poiché sono stati coperti con quelli che potrebbero essere cerotti. Intorno alle 16 di questo pomeriggio, Pandetta ha caricato la seguente immagine sul suo profilo Instagram:

i testi del rapper e i post sui social media spesso criticano le forze dell’ordine. È a causa dello spesso vetro tra il detenuto e il suo visitatore nell’area designata della prigione che deriva la frase “Non ti lasceranno toccare il tuo sangue”. Al momento non è chiaro se Niko Pandetta verrà mandato in prigione o messo agli arresti domiciliari, ma potrebbe presto affrontare i suoi ultimi giorni di libertà. L’unico argomento di conversazione tra gli amanti del rap di oggi sui social media è lui.

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