Michele Migliaccio Cronaca – entrambi conosciuti come “Il Napoletano”, erano identificati come coratini. Il completamento con successo dell’odierna operazione antimafia, nome in codice “Pandora”, è il culmine di un’indagine ben pianificata e dispendiosa in termini di tempo sull’attività mafiosa nel barese e nel nord barese.
Dall’indagine è emerso il ruolo crescente e significativo assunto dai clan “Mercante-Diomede” e “Capriati”, federati tra loro nel panorama criminale pugliese, e caratterizzati da: una struttura gerarchica in cui sono presenti ruoli e compiti degli affiliati delineato; l’imposizione di rigide regole interne e il relativo rispetto delle gerarchie; controllo militare del territorio,
che coincide in tutto o in parte con quello dei rioni del paese o Con questa ricerca abbiamo potuto: attribuire inequivocabilmente il ruolo di capo e organizzatore dell’associazione al presunto Mercante Giuseppe e al suo alter ego Diomede Nicola; individuare i giunti e le relative componenti operative: a Bari, con riferimento alla “Libertà”, “Carrassi-San Pasquale”, e Bitonto, Triggiano-Adelfia,
Altamura-Gravina, comuni pugliesi; registrare le convergenze e le relazioni De Blasio Roberto, imprenditore del settore della sicurezza privata e vicepresidente del consiglio direttivo del fai – antiracket dell’associazione regionale di Molfetta,
è attualmente indagato per associazione di tipo mafioso; tra l’altro è ricercato per interrogatorio in relazione ad un attentato alla vita del Conte Domenico, esponente di spicco del Congiunto “Capriati” operante a Bitonto (Ba), avvenuto lo scorso 9 settembre,
È stato inoltre dimostrato che le famiglie mafiose “Mercante-Diomede” e “Capriati” avevano legami con altre famiglie della criminalità organizzata pugliese, tra cui la “compagnia foggiana sacra corona di Lecce”. Approfittando dei periodi di convivenza carceraria, il clan “Capriati” trattenne i membri del delitto di San Severo, destinatari del provvedimento ristretto,
e accrebbe il potere del gruppo attirando tra le proprie fila persone vulnerabili in cambio di narcotici e armi da fuoco. Dopo gli accertamenti dei Carabinieri della Tenenza di Bisceglie nel 2014 e nel 2015, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Francesco Agnino,
ha emesso una sentenza di condanna per venti persone coinvolte in l’operazione di droga “Grand Bazar”. Tredici persone hanno ricevuto ordini di custodia cautelare dopo la repressione del marzo 2016. A seguito dell’indagine, le autorità hanno potuto identificare una rete di narcotraffico che operava con filiali a Bisceglie, Molfetta, Trani, Terlizzi e Corato.
Ventiquattro su un totale di ventisette imputati hanno partecipato al processo utilizzando l’approccio abbreviato; quattro sono stati assolti con la formula completa e altri sette hanno optato per la via convenzionale. Michele Migliaccio, di Corato, e Domenico Amoruso, di Bisceglie, entrambi a capo del sodalizio per delinquere,
hanno ricevuto le condanne più dure . Assunta Larmino e Maria Luisa Migliaccio, madre e sorella di Michele Migliaccio, sono state condannate a sette anni e due mesi di carcere a Terli, mentre Antonio Angiullo è stato condannato a sette anni a Barletta. Sei anni e dieci mesi fu la condanna inflitta a Emanuele Di Liddo di Bisceglie,
Vincenzo Sasso e Vincenzo Ventura, e ai Coratini Filippo Di Pinto e Antonio Di Stefano; sei anni e otto mesi è stata la condanna inflitta a Vincenzo Di Liddo e Luigi Amarante, anche lui di Bisceglie, e Maurizio Di Trani, anche lui dei Coratini. VILLARICCA. Molte persone collegano decine di morti alla famiglia Di Lauro, ed è spesso considerato una delle voci più influenti delle schegge.
Giovedì i carabinieri hanno individuato e arrestato il latitante Giacomo Migliaccio, 46 anni, in una proprietà nel Parco Italia di Villaricca. Le truppe hanno preso d’assalto l’edificio a due piani e catturato il proprietario, un commerciante di latticini pulito di nome Salvatore Balzano, nonché il figlio di Balzano, Luigi, 20 anni.
Da quando i carabinieri e la polizia hanno lanciato il loro attacco alle organizzazioni in lotta il 7 dicembre dello scorso anno, Migliaccio era scappato. Il pm Giovanni Corona della Dda di Napoli ha emesso nei suoi confronti un nuovo mandato di cattura, in sostituzione di quello emesso a dicembre quando il criminale si è reso irreperibile.
Il boss è sospettato di appartenere a un gruppo camorristico che si occupa di omicidi, droga e armi da fuoco illecite. Migliaccio, detto anche “Giacomino ‘a Femmenella”, fu l’ex capo del Mugnano sotto la guida del clan di Salvatore Di Girolamo. In seguito era diventato uno dei principali sostenitori del gruppo scissionista dopo essere entrato nei ranghi del clan Di Lauro,
dal quale si era precedentemente separato. Secondo le loro scoperte, il leader ha agito come il narcotrafficante internazionale dell’organizzazione e si è tenuto in contatto con i “cartelli” più potenti del mondo. Fu luogotenente di Lello Amato e fu capturosso in Spagna a gennaio, secondo la nostra indagine. I carabinieri di Giugliano, guidati dal capitano Gianluca Trombetti,
e i carabinieri del Castello di Cisterna, guidati dal maggiore Fabio Cagnazzo, hanno usato le intercettazioni per rintracciare il suo nascondiglio. Secondo il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, la cattura di Migliaccio è un’ulteriore prova che il piano senza precedenti del governo per combattere e reprimere la criminalità organizzata e l’illegalità diffusa nel territorio napoletano sta dando i suoi frutti. Il risultato raggiunto dai carabinieri è stato accolto con approvazione in Procura di Napoli.
Giovandomenico Lepore, Il 18 giugno 2018, 104 indagati sono stati presi in custodia a Bari e in altre città del Paese per diversi reati, tra cui associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina, sequestro di persona, detenzione di armi, lesioni personali con aggravante mafioso , e violazione della sorveglianza speciale delle misure ps.
Al centro delle indagini della DDA di Bari e dei Carabinieri del Ros. I presunti detenuti sono 104, tutti sospettati di avere legami con le famiglie Mercante-Diomede e Capriati. Michael Bottone, 25, Saverio Marella, 44, entrambi conosciuti come “Polentone”, e Michele Migliaccio, 42,