Maria Teresa Meli Figlia Di Paolo Mieli– L’11 agosto è un giorno speciale per lei perché festeggerà le 50 primavere. Quando si tratta di reportage di politica, è una delle giornaliste più stimate del settore. La sua penna ha tremato un po’ quando è arrivata al laboratorio di Niki Berlinguer in via Frattina.
Quando le fu assegnato il primo incarico, le fu chiesto di intervistare la seconda moglie di Enrico Berlinguer, artista alla moda, nonché la nonna, o meglio ‘nonna’ delle due figlie di Enrico, Maria e Bianca. Embè? Ha modellato un corno: quando l’apprendista del giornalista ha incontrato Maria per
la prima volta, lei era già la sua migliore amica e si sentiva umiliato al pensiero di sfruttare quella vicinanza. Maria Teresa Meli, una bella donna di diciannove anni bionda come i suoi capelli e radiosa come il sole, si sforzava di scrollarsi di dosso l’umiliazione sul suo viso. Lentamente, ma
inesorabilmente, è arrivata lì. Un’ora o più è stata dedicata alla sua discussione sulle opere di Niki, in particolare sui magnifici arazzi che decoravano i salotti della nobiltà romana negli anni ’70. Maria Teresa potrebbe aver notato quel giorno che stava iniziando a sentire i dolori e le sofferenze di
lavorare come giornalista. Un leggero brivido gli penetrò nelle vene mentre si trovava di fronte al suo soggetto, anticipando il titolo e la posizione sulla pagina. Questo è ciò che sperimenta un giornalista di gara quando anticipa un evento o un intervistato, ricevendo con entusiasmo dati e argomentazioni.
La sensazione di aver aperto le porte al suo futuro in effetti lo fece. Nonostante tutto questo, avrebbe saputo di più su di lui in seguito. “Maria! Tua nonna è una bomba assoluta!” esclamò mentre correva alla sede de Il Messaggero di via del Tritone per fare una telefonata a una sua conoscente. Mia nonna
non è nemmeno imparentata con lei!. Tuttavia, “Oh beh, è una bomba”. Poi iniziò a scrivere sulla macchina da scrivere con una raffica di eccitazione. È così che Maria Teresa Meli ha frantumato il ghiaccio. Adesso me lo dice e ride di me. Dopo più di tre decenni, commemorerà la sua cinquantesima
primavera l’11 agosto, che indosserà come un bel vestito. È una giornalista politica molto rispettata, una tradizionalista che apprezza ancora l’importanza dello scoop e della scarpa in alto mare e una persona che non si arrende mai. Sia le signore che i senatori la venerano e la temono. Si sente il
ringhio delle iene nelle stanze politiche: “Guarda, c’è quella iena Meli!” Non appena ne viene a conoscenza, concentra la sua attenzione. Entrando nel quartier generale del PSI, ha scoperto che le voci della direzione provenivano dalla finestra del bagno aperta. Si sentiva tutto stando in piedi sopra
la coppa”. Mario Stanganelli del Messaggero e Augusto Minzolini della Stampa mi hanno accompagnato, ma abbiamo lasciato solo una piccola porzione della coppa sul tavolo perché Stanganelli era parzialmente sordo. Ci siamo lasciati perché Minzo era sconvolto dal fatto che quella
sera dovessi scrivere una storia per la mia agenzia su di lui che mangiava pappe calde. Ok, gli ho assicurato che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Ma verso le 21:30, quando i giornali stavano già chiudendo, Ho rinunciato a tutto alle telescriventi dell’Adnkronos». Uno splendido pezzo di carogna,
non si può negarlo. Coerentemente indiscreto e ostinato. Oltre a Giuseppina, ebbe una figlia di nome Paolina, di due anni e mezzo più giovane di Giuseppina ma notevolmente più placida. All’Agenzia Italia e ad altre testate note, come Il Mondo e il Corriere della Sera, suo padre Arturo era noto nel
campo del giornalismo. Silvano Rizza, amico e collaboratore del Messaggero, gli presentò Maria Teresa nel 1980. Maria Teresa lavorò come esterna al giornale di via del Tritone per alcuni anni, ma la sua vera carriera iniziò all’Adnkronos, dove trovò lavoro corso di formazione. È una grande scuola,
quella dell’agenzia. L’Adnkronos, nave corsara che ha combattuto contro i colossi Ansa e Italia, è soprattutto una piccola realtà. Di tanto in tanto frodarli era cruciale per la nostra sopravvivenza. È Franco Recanatesi – Esatto. Né tu né coloro che la pensano come te ti sei sforzato di pregare. Teresa
Meli – Esatto. Anche se i primi incarichi erano chiaramente insufficienti a liberarmi dalle mie costrizioni. Ci sono stati colloqui sindacali, lavoro pubblico e scuola. Noioso a morte. Ho accettato la tangente al mattino e mi sono rimpinzato di politica. Non importava cosa stavo leggendo – pasta,
interviste o errori – volevo essere io a scriverlo. Sono stato rapito da una passionaccia in pochi minuti. Con la mia compagna Maria Berlinguer e altre quattro, entrai a quattordici anni nella sezione Fgci, Ponte Milvio. Quando Berlinguer è venuto a visitare il nostro posto di lavoro, una grande immagine di
Stalin è stata rimossa. Massimo D’Alema, il romano Walter Veltroni, fu segretario nazionale della segreteria nazionale dei giovani comunisti. Nella sede di Lotta Continua mi sono impegnata in un collettivo femminista, sono andata a riunioni, ho distribuito L’Unità e sono stata etichettata come
parte di un “gruppo” a causa del mio coinvolgimento. La carta è stata strappata a metà. Nel 1978 l’ho comprato e tenutofino al 1984, quando l’ho venduto. Nella mia mente, diventare membro di un partito politico è intrinsecamente immorale per un giornalista che si occupa di politica. Pippo Marra
ha accettato di farmi seguire nel frattempo gli avvenimenti politici. A guardare il Psi, in particolare, perché avevo convinto Pippo Marra a permettermi di seguire nel frattempo gli sviluppi politici. Poiché avevo convinto Pippo Marra a permettermi di seguire nel frattempo le vicende politiche, ho chiesto
espressamente se posso seguire il PSI. In particolare, per aderire al PSI. ing. Francesco Recanatesi Un novellino come te, che non è nemmeno un professionista, si occupa della festa più vicina all’agenzia?