La Figlia Di Rita Pavone – Leggendaria della scena culturale italiana, Rita Pavone è una star internazionale. È una delle vocalist italiane che ha contribuito a plasmare il genere che tutti conosciamo e amiamo oggi. La sua vita professionale ha molto da insegnare e condividere, ma l’arrivo dei suoi due figli ha lasciato un segno indelebile nel suo percorso. I figli di Rita Pavone,
Alessandro e Giorgio Merk Ricordi, sono il prodotto della sua relazione con il cantante e produttore discografico Teddy Reno. A causa in parte della loro assenza dai social media, si sa molto poco della loro identità o della loro vita personale. I gemelli sembrano aver sempre evitato le luci della ribalta, nonostante lo status di celebrità dei loro genitori.
In ogni caso, sappiamo che Giorgio vive a Zurigo mentre Alessandro a Ginevra dove lavora come giornalista per un’emittente svizzera. Nello specifico, Alessandro è caporedattore e coordinatore per l’attualità nazionale presso la redazione di informazione web della RSI. Giorgio, invece, in qualche modo ha deciso di intraprendere la strada dei genitori, visto che è un compositore,
un artista e anche un cantante. Ha scritto una canzone per sua madre dal titolo Niente che infatti ha portato Rita Pavone sul palco dell’Ariston e di Sanremo dopo tanti anni. Giorgio, invece, non è un cantante molto conosciuto solo nel Regno Unito, ma anche in Svizzera, dove canta solo in inglese. Ovviamente Rita è piuttosto legata a entrambi i suoi figli e durante un’intervista rilasciata dopo il lockdown sembra aver accennato qualcosa su di loro.
“Avendo due ragazzi adulti che ora hanno una vita propria, quest’epoca mi ha dato la gioia di riscoprirli, di poter trascorrere del tempo con loro nella vita ordinaria. Davvero, quello è stato un secondo magico, unico nel suo genere. Il nome di Rita Pavone appare per la prima volta nelle pagine del libro Apocalyptic e incorporato nel 1964,
un anno intero dopo l’uscita del popolare successo musicale La partita di calcio. Come Rita Pavone, la «prima diva della canzone che non era una donna; eppure non era nemmeno una bambina», una «ragazza che camminava verso il pubblico con l’aria di mendicare un gelato, e frasi di passione», sottolinea Umberto Eco ed esamina il fascino ambivalente esercitato da questa figura.
Rita Pavone è diventata subito una leggenda tra i giovani italiani durante l’epoca in cui la musica pop in Italia era piena più di personaggi che di melodie reali. In un’intervista del 1966 al Radiocorriere Tv, il cantante torinese disse: “Non sarò mai un vamp; a ventun anni non arrivo a un metro e mezzo in punta di piedi”. Se consideri le mie calzature, la mia massa totale è di 42 kg.
Non mi è stata offerta alcuna curva di scommessa. Peccato che continuo a comprare vestiti nel reparto bambini della Rinascente. Molte persone hanno cercato di trovare epiteti adatti per la cantante, descrivendo tutto, dalla sua bassa statura ai suoi movimenti frenetici e talvolta spettinati alle parti del suo aspetto che possono essere attribuite a un’androginia infantile.
A partire dalla prima metà degli anni Sessanta, Rita “la zanzara”, la “Pel di carota” della musica pop italiana, trova fama grazie a un’immagine radicalmente diversa dai canoni femminili dell’epoca. In particolare, sono le sue apparizioni televisive che l’hanno portata alla ribalta, soprattutto alla luce dei frequenti confronti e giustapposizioni di lei con altre celebrità che sono così ovviamente diverse da lei nell’aspetto.
Dai medley che canta con Mina in Sabato Sera agli intermezzi comici e ai duetti che esegue con Aldo Fabrizi in Stasera Ritaindeed, si sviluppa uno schema che mette in luce e poi mette in discussione le peculiarità individuali che danno a Rita Pavone la sua personalità. In particolare, l’incontro/scontro raffigurato in uno schizzo del 1965 di Pavone e Fabrizi restituisce i contrasti e le unicità che li contraddistinguono. «Qui serve Michelangelo Antonioni per il rapporto Fabrizi-Pavone,
perché non comunichiamo», spiega l’attore romano, prima di lanciarsi in un’esibizione sarcastica di balletti e motivi yé-yé, intervallati dai versi cantati di Rita Pavone dalla Vecchia Roma. La giovane vocalist torinese gioca spesso con l’inversione di ruolo, oltre a vestirsi agli antipodi rispetto a quanto previsto per i suoi concerti.
Pavone ha spesso abbandonato gli abiti da maschiaccio regalatigli dai media, a favore di quelli nuovi e unici, per le sue apparizioni televisive, soprattutto nelle commedie musicali e nei “musicarelli”. A parte l’ovvio cambiamento nell’aspetto, ci sono anche notevoli alterazioni a quello che possiamo identificare come il suo stile di recitazione.
Forse l’esempio più illustrativo è Rita the Mosquito , un musical diretto da Lina Wertmüller con lo pseudonimo di G. Brown. Qui Pavone interpreta sia un vivace liceale che la misteriosa e accattivante cantante beat Lida. Little Rita nel West, musical ambientato nel Vecchio West diretto da F. Baldi, e La feldmarscialla sono entrambi basati sul concetto di camouflage.
La canzone “Rita Runs Away” di Steno è un punto fermo delle tante parodie della cantante, come si vede negli spettacoli “Stasera Rita” e “Ciao Rita”, ed è diventatame un fenomeno culturale a sé stante. Pavone si cimenta nell’imitare le modelle femminili più in voga dell’epoca, ma anche quelle più lontane dal suo personaggio, da Minnie Minoprio a Raffaella Carrà,
passando per Sylvie Vartan e Shirley Bassey. Le singolari doti femminili della cantante torinese non erano le unica ragione dell’attenzione indivisa dei media dall’inizio degli anni ’60; il cantante torinese è stato, infatti, soprattutto un modello per le nuove generazioni. Era l’epitome degli adolescenti “pelosi” che consumavano riviste giovanili come Big e ascoltavano musica beat senza sosta.
Educare non solo questi giovani ma anche la cosiddetta “matusa” è stato uno dei tanti compiti di Rita Pavone. Il cantante, infatti, è stato spesso incaricato di “educare” le nuove generazioni o “avvicinare le generazioni precedenti a nuovi balli, nuove forme di intrattenimento, nuovi linguaggi e mode” da televisione, cinema e riviste giovanili.