
Fiamma Satta Malattia – Il 16 e 17 novembre, nell’ambito del Forum della Non Autosufficienza, l’evento di riferimento nazionale per i professionisti e gli operatori dei servizi alla persona, la realtà politica e sociale della disabilità e della vita degli anziani si metterà a confronto con le immagini che il mondo della la comunicazione trasmette incessantemente.
La giornalista Fiamma Satta, prestigiosa firma de La Gazzetta dello Sport e autrice della rubrica settimanale Diversamente affabile, diario di un invalido un po’ arrabbiato, nonché dell’omonimo blog sul sito del quotidiano sui temi dell’inciviltà, fungere da moderatore eccezionale di quest’anno. Satta è stato nominato per la medaglia al merito presidenziale italiana nel 2014 dall’allora presidente Giorgio Napolitano. La sua presenza al Forum è significativa perché,
da quando ha ricevuto una diagnosi di sclerosi multipla nel 1993, la sua vita è stata profondamente cambiata, e da allora è stata una convinta sostenitrice dei diritti dei disabili, a volte senza abbandonare la sua caratteristica ironia. Nel 2009, ho iniziato a lavorare sulla questione. Anche se non ho smesso del tutto di sciare fino al 2000,
la mia vita è cambiata psicologicamente ma non “tecnicamente” tra il 1993 e il 2005, quando ho preso coscienza della malattia. Nel momento in cui le cose hanno cominciato a cambiare, anche di poco, sono diventato acutamente consapevole dell’estrema maleducazione da cui ero circondato. La malattia è stata una lente attraverso la quale posso esaminare la generale mancanza di decenza nella nostra cultura.
All’epoca lavoravo per La Gazzetta dello Sport, ed è lì che mi è venuta l’idea di proporre un pezzo settimanale in cui tenere un resoconto in stile diario dei vari atti di maleducazione a cui ho assistito nel corso della la mia settimana lavorativa. Infine, nel 2010, è stato lanciato un blog. L’inserimento di una rubrica sensibile alle esigenze delle persone con disabilità è un piccolo ma significativo passo nella giusta direzione per La Gazzetta,
tradizionalmente l’archetipo della rivista sportiva in cui il corpo viene celebrato in tutto il suo splendore. Avere un nuovo approccio al problema e contestualmente far valere il disabile stesso sui suoi diritti e sull’importanza della mancanza di rispetto per gli altri rappresenta proprio il mio stile di vita. L’idea di affrontare la materia, insidiosa e ripugnante,
in chiave leggera ma mai superficiale. Il paradosso della disabilità si incentra sull’idea che i diritti del disabile sono spesso vissuti come un privilegio, il disabile deve poter fare tutto, e se lo fa non è più percepito dalla collettività come tale. Quanto è impegnativo vivere in Italia adesso, vista la precaria situazione economica del Paese?
Quando si guarda a questo problema da una prospettiva sia istituzionale che civile, quanto sono efficaci le attuali risposte della società? Dover fare i conti con il duro fatto che Roma è ancora in ritardo in termini di servizi è qualcosa che devo fare ogni giorno come residente della città. Mancano soluzioni sia a livello istituzionale che culturale;
persiste una mentalità di indifferenza, così come la convinzione, radicata nella tradizione cattolica, che chi ha difficoltà debba accettarle e soffrire in silenzio. Continuo a vedere questa idea contorta che qualsiasi segno di civiltà sminuisca la bellezza naturale di un’area, come una rampa, quando in realtà è vero il contrario. Tuttavia, le cose vanno meglio ora rispetto al 2009,
almeno in termini di consapevolezza e sensibilità pubblica. Ma c’è ancora molta strada da fare: oggi piantiamo i semi nella speranza di raccoglierli domani. La convinzione sociale tossica, specialmente in Occidente, che “più sano è più bello”, non fa altro che creare una società discriminatoria in cui i deboli, specialmente gli anziani, sono trattati come cittadini di seconda classe.
Il concetto fascista e nazista che una persona anziana debba essere isolata perché non produttiva persisterà se l’anziano non sarà riconosciuto come persona meritevole di cure. Inoltre, la società si dimostra ottusa se lo Stato non sostiene gli anziani non autosufficienti, poiché ciò costringe una componente attiva della società (i bambini e la famiglia) a prendersi cura di loro,
spesso senza assistenza. Tuttavia, in una società più sviluppata, non basta accettare semplicemente gli anziani; invece, ci deve essere un sistema armonico per garantire la loro cura. Quando una nazione è in pace e in armonia, è anche civile, e quando è bella, è un luogo dove tutti possono trovare conforto e serenità, non solo coloro che dipendono da fonti di reddito esterne.
Il benessere, noto per la sua enfasi sulla comunità, è anche uno stato di pace e armonia. Sebbene la società nel suo insieme abbia la tendenza a evitare coloro che sono in difficoltà, sarebbe saggio adottare il principio dell’inclusione e considerare questi individui come nuove preziose risorse data la loro propensione ad apprendere il tipo di resilienza,
perseveranza, coraggio e strategie che individui più indipendenti hanno meno probabilità di padroneggiare. Le persone disabili, in generale, esibiscono qualità che la società cosiddetta “sana” spesso trascura madi cui si può fare buon uso . Tuttavia, la maggioranza “sana” vede la disabilità come un ostacolo. Per questo motivo,
è importante imparare dalla resilienza degli altri che stanno attraversando momenti difficili e incanalare le loro buone vibrazioni. Inoltre, le persone disabili devono innescare una rivoluzione interiore imparando a riconoscere il proprio valore. Riconoscere lo sfondo della società esterna aiuta nella consapevolezza. Tuttavia,
la via dell’inclusione è l’unica via realistica per raggiungere l’auspicata concordia sociale. L’unico modo per la convivenza pacifica delle persone con disabilità è che la società rimuova le barriere che impediscono loro di esercitare il loro diritto all’autonomia, al movimento e all’integrazione. Circa 2,5-3 milioni di persone nel mondo hanno la sclerosi multipla, di cui 600.000 in Europa e circa 114.000 in Italia. È una malattia terribile e paralizzante,
