
Claudio Martelli Vita Privata – Il Covid ha imposto il rinvio del matrimonio di Claudio Martelli e Lia Quartapelle, che era stato programmato due anni fa a Tel Aviv. L’ex ministro della Giustizia e l’esponente del Pd si sono sposati nel salone delle feste di Palazzo Reale a Milano. Il rito civile è stato presieduto da Daniela Mainini, direttrice del Centro studi Grande Milano e amica comune della coppia.
Hanno detto che si sarebbero sposati nel gennaio del 2020 a Tel Aviv, in Israele. E poi l’epidemia ha colpito, annullando le nozze. Claudio Martelli e Lia Quartapelle, invece, ora potrebbero sposarsi ufficialmente. Il braccio destro storico di Craxi e il deputato Pd finalmente si sposano, anche se non in Israele ma a Milano. Le nozze della coppia furono pubblicizzate nel registro pretorio comunale.
La notizia è stata riportata dal Corriere della Sera. Martelli, 77 anni, è l’ex numero due del Psi e ministro della Giustizia nei governi di Giulio Andreotti e Giuliano Amato. Questi sono i suoi quarti matrimoni. Daniela Maffezzoli, Anna Rosa Pedol e la nobiltà romana Camilla Apollonj Ghetti sono le precedenti mogli di Martelli. Ma, per Quartapelle, questi sono i primissimi matrimoni della loro storia.
Quartapelle, classe 1982, ha conseguito il dottorato in ricerca presso l’Università di Pavia dopo aver lavorato come economista per la Cooperazione Italiana in Mozambico e aver conseguito una laurea in economia dello sviluppo. È deputata alla sede di Porta Venezia dal 2013 ed è stata rieletta nel 2018. È stata tra i fondatori del circolo 02Pd di via Eustachi, che conta il maggior numero di iscritti al Pd a Milano.
Questo tipo di dinamiche non sono una novità. Stretto alleato di Bettino Craxi e Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, Claudio Martelli, 78 anni, era il numero due del Psi. Attualmente è sposato con Lia Quartapelle, madre dei suoi cinque figli avuti da precedenti matrimoni. Nel 2000 Martelli aggiunge il terzo membro della sua famiglia, la nobildonna romana Camilla Apollonj Ghetti, meglio conosciuta all’Argentario.
Il matrimonio con Daniela Maffezzoli, sua prima moglie, durò poco. Il matrimonio con Anna Rosa Pedol, sua seconda moglie, durò molto più a lungo. Nel 2007, tuttavia, la relazione della coppia era finita. Alla tenera età di tredici anni si iscrisse al Partito Repubblicano Italiano. Il suo primo lavoro dopo la laurea in Filosofia all’Università degli Studi di Milano è stato quello di assistente alla Facoltà di Lettere e Filosofia.
Ha iniziato la sua carriera come membro dei quadri socialisti milanesi nel 1966, quando si è arruolato in un’unità comunista. Bettino Craxi lo convinse a lasciare gli accademici nel 1976 e ad entrare nella direzione nazionale del Partito Socialista Italiano. Fu inizialmente eletto per rappresentare l’area mantovano-cremonese nel Parlamento italiano fin dal lontano 1979. Al congresso del Psi di Palermo fu eletto uno dei due vicesegretari del partito, con Valdo Spini.
Durante il congresso di Verona del 1984 ricoprì solo il ruolo di vicesegretario dopo essere stato eletto a giugno per rappresentare l’Italia centrale al Parlamento europeo. I mantovani, cremonesi, palermitani, trapanesi, agrigentini e caltanissettani lo rieletto alla carica di rappresentante nel 1987. Dopo essere stato nominato da Craxi nel luglio 1989, è stato vicepresidente del Consiglio dei ministri sotto l’Andreotti VI e l’Andreotti VII governi.
Nel 1990 ha promulgato uno storico decreto legge sull’immigrazione, che porta ancora oggi il suo nome. Dal 2007 è giornalista pubblicista e iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Divenne anche Ministro della Giustizia il 2 febbraio 1991, dopo che il suo predecessore Giuliano Vassalli era stato elevato al grado di Giudice della Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Claudio Martelli, nella sua qualità di Procuratore di Giustizia, promuove e sostiene l’impegno di Giovanni Falcone, magistrato da lui assunto a capo della Direzione Generale Affari Penali del Ministero. I piani per una Superprocura per contrastare la criminalità organizzata erano stati formulati all’epoca da Claudio Martelli e Giovanni Falcone.
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e fondatore del movimento politico La Rete, nonché del Partito Democratico della Sinistra, ha lanciato feroci attacchi al giudice siciliano Giovanni Falcone nel programma di Rai 3 Samarcanda condotto da Michele Santoro come vendetta per l’amicizia di Falcone con Claudio Martelli. I dossier, disse Orlando, erano nei cassetti di Falcone.
Martelli sostiene che durante l’udienza del Csm Falcone inizialmente si mostrò poco interessato a sollevare la questione, ma su insistenza dei soci, alla fine disse, “lo dice chiaramente: “Ci sono appalti e appalti, quelli piccoli e i miliardi- in dollari, e forse il sindaco di Palermo non sopportava che io investisseigare grossi appalti che riguardano l’illuminazione e la rete fognaria di una grande città.
Dopo la strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui rimasero uccisi Falcone, sua moglie e gli uomini che lo custodivano, furono emanati un rigido regime carcerario e un secondo comma dell’articolo 41bis, che consentirono al Ministro della Giustizia di sospendere le norme di trattamento e gli istituti del sistema penitenziario nei confronti dei detenuti appartenenti alla mafia c.
Dopo le elezioni politiche del 1992, ultime della cosiddetta Prima Repubblica, e l’inizio dell’XI legislatura, è stato riconfermato Ministro della Misericordia e della Giustizia nel Gabinetto Amato I. Decise di dimettersi nel 1993 dopo aver saputo del disastro dell’Ambrosiano l’anno prima. Dichiarerà Martelli: «Falcone stesso spiega quella pretesa efferata rivolta al giudice che ha demolito la cupola mafiosa».
Nelle confessioni pubblicate 10 anni dopo, pentiti come Angelo Siino, Nino Giuffrè e Gaspare Spatuzza inveivano contro «quei quattro ‘crasti’ socialisti che prima ci avevano strappato i voti, nell’87, e poi ci avevano fatto la guerra». Lo zelo antimafia del ministro è stato criticato dall’altro schieramento politico. Dal 2009 collabora come ricercatrice con l’ISPI.
