
Caso Vannini Wikipedia – Domenica 17 maggio 2015 è solo una delle numerose domeniche di primavera in cui le famiglie vanno in vacanza e i giovani si riuniscono per uscire.Quando il Sig. Federico Ciontoli chiama alle 23:41 la centrale operativa ARES 118 del Lazio, riferisce che un ragazzino si è ammalato dopo aver riso per una battuta e non respira più.
Sullo sfondo della telefonata si sente una voce di donna che dice all’operatore che il giovane è attualmente nella vasca, presumibilmente a farsi il bagno. La chiamata è stata interrotta, tuttavia, quando all’improvviso la voce di un uomo nuovo le ha detto che non aveva più bisogno di assistenza.
Alle 00:06, il 118 riceve una telefonata dal sig. Antonio Ciontoli, che dice che suo figlio ha avuto paura quando è scivolato nella vasca da bagno di casa ed è stato forato da un pettine appuntito. Mentre l’operatore dell’impianto ascolta il soggetto spiegare la sequenza di eventi che hanno portato all’incidente, sente le grida lontane di un ragazzo che dice: “basta, per favore, abbastanza”.
Un’ambulanza arriva alla residenza Ciontoli nella periferia romana di Ladispoli verso le 00:22. La via dove si trova il palazzo Ciontoli si chiama via Alcide De Gasperi.Ai soccorsi giunti alla casa, Antonio Ciontoli ha detto, con al suo fianco il figlio Federico, che il ragazzo che aveva bisogno di essere soccorso era “un po’ svenuto”, che era stato “preso da un attacco di panico, da una crisi d’ansia”. ,” e che era “scivolato e ferito con un pettine appuntito” mentre faceva la doccia mentre scherzava sul calcio.
Il ragazzo viene portato all’ospedale di Ladispoli, ma le sue condizioni sono talmente gravi che viene chiamato l’elicottero dei soccorsi per portarlo al Policlinico Gemelli di Roma. L’elicottero ha dovuto effettuare due atterraggi di emergenza poiché le condizioni del ragazzo sono peggiorate così rapidamente.Un proiettile è entrato nel polmone del giovane e gli è arrivato al cuore alle 3 del mattino del 18 maggio.
Ho aspettato che la Corte di Cassazione mettesse fine a questa bizzarra vicenda, per svelare la follia di quanto accaduto tra il 17 e il 18 maggio 2015, a Ladispoli, nella casa della famiglia Ciontoli.Questa è la tragica storia di Marco Vannini, ventenne di Ladispoli e unico figlio di Marina Conte e Valerio Vannini. Era nato l’8 aprile 1995. Marco era uno studente ambizioso che lavorava anche come bagnino presso una piscina pubblica e aspirava ad entrare nelle Frecce Tricolori.
I suoi genitori lo adoravano e la comunità in generale conosceva e apprezzava la sua natura allegra e generosa.Marco e Martina Ciontoli erano fidanzati da tre anni prima di lasciarsi e riconciliarsi per due settimane prima di quella notte orribile.Martina Ciontoli e la sua famiglia – madre Maria Pezzillo, fratello Federico e padre Antonio – risiedevano in una villa dell’alta borghesia a Ladispoli.
Nato l’11 marzo 1968 a Caserta, Antonio Ciontoli ha prestato servizio come maresciallo nel GDU della Marina Militare ed è stato distaccato presso i servizi segreti del Paese. Il suocero di Marco lo ha aiutato a raccogliere i materiali necessari per la sua domanda all’Accademia dell’Aeronautica.Con un trasloco di routine il 17 maggio 2015, Marco ha trascorso la serata a cena a casa della ragazza.
Il giovane telefona ai suoi genitori verso le 23 di sera per far loro sapere che dormirà a casa di Martina.La famiglia della ragazza comprendeva i suoi genitori, Antonio Cintoli e Maria Pezzillo, suo fratello Federico e la sua fidanzata, Viola Giorgini, e la coppia. Marco era appena entrato nella vasca per rilassarsi dopo mezz’ora quando Antonio Ciontoli entra con una rivoltella che ha tirato fuori dalla scarpiera.
Decide così di mostrarglielo, e in quel gesto sarebbe stato sparato accidentalmente un colpo della Beretta calibro 9, ferendo il giovane, apparentemente solo in un punto non vitale, come verrà svelato più avanti nel processo.
Alla Corte d’Assise di Roma inizierà il 23 maggio il processo per l’omicidio di Marco Vannini. Tutti i membri della famiglia Ciontoli sono indagati in questo caso e devono rendere conto dell’omicidio di un rivale in una rivalità amichevole.In competizione tra loro, “hanno ritardato i soccorsi fornendo informazioni scarse e contraddittorie sull’incidente e sulle condizioni del ragazzo”, come affermato dal pubblico ministero.
Gli esperti dell’accusa hanno testimoniato al processo che la vita di Marco sarebbe stata risparmiata se fosse stato salvato prima.La morte del ragazzo, quindi, sarebbe stata interamente imputabile al ritardo nella richiesta di aiuto indotto dal tentativo di nascondere la verità.
Antonio Ciontoli è stato riconosciuto colpevole di omicidio di primo grado e condannato a 14 anni di carcere il 18 aprile 2018, mentre sua moglie e i suoi figli sono stati entrambi giudicati colpevoli di omicidio colposo e condannati a 3 anni di carcere.
Il verdetto in appello per la morte di Marco Vannini è atteso per il 29 gennaio 2019. La procura dello Stato ha chiesto che i Ciontolis trascorrano i prossimi 14 anni dietro le sbarre. Un giudice, invece, condanna il padre a cinque anni di reclusione e Maria Pezzillo, Martina e Federico a tre. In realtà, la Corte d’Appello lo considera omicidio colposo.
Il processo per la morte di Marco wcomincerà il 7 febbraio 2020 in Cassazione.I giudici dell’ermellino hanno annullato le precedenti sentenze, stabilendo che la morte di Marco è stata un atto di omicidio volontario con possibile intento.
Secondo la prima sezione penale della Cassazione, Marco Vannini “è rimasto inerte, ostacolando il salvataggio” ed “è morto in conseguenza sia delle ferite provocate dal colpo, sia del mancato soccorso che, se tempestivamente attivato, avrebbe sicuramente scongiurato l’infausto effetto “nella sentenza del 7 febbraio 2020.
A sostegno di tale argomentazione ed annullando la pena di secondo grado, il Consiglio ha rinviato gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma. Questo significa che il processo contro la famiglia Ciontoli dovrà ricominciare da zero.
