Arresto Marco Di Lauro

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Arresto Marco Di Lauro
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Arresto Marco Di Lauro – Membro della mafia italiana e socio della camorra Marco Di Lauro. Dal 7 dicembre 2004 al 2 marzo 2019 è sfuggito alla cattura. Dal 17 novembre 2006 è stato anche considerato una minaccia alla sicurezza globale e inserito nella lista internazionale dei ricercati dei fuggitivi. Dopo Matteo Messina Denaro, era il latitante più ricercato d’Italia.

Un informatore delle forze dell’ordine del 2010 nomina Marco Di Lauro come il primo promotore di quattro diversi omicidi. È il quarto dei dieci figli di Paolo Di Lauro ed è l’erede apparente della guida della famiglia Di Lauro. Era latitante per associazione mafiosa e altri reati dopo che Di Lauro ne aveva perso le tracce durante un grande blitz a Scampia.

Il 27 marzo 2012, la polizia ha arrestato una persona che somigliava al capo in un ristorante. Tuttavia, dal confronto delle impronte digitali è emerso che l’individuo arrestato non era un discendente dell’ex capoclan di Secondigliano. Nel gennaio 2005, durante il Primo Conflitto di Scampia a Napoli, un giovane innocente di nome Attilio Roman rimase ucciso accidentalmente.

Il 2 maggio 2012 Marco Di Lauro è stato condannato all’ergastolo dalla Terza Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Napoli per il suo omicidio. La seconda lite di Scampia è stata in gran parte accelerata dalla diffusione, il 22 ottobre 2012, di uno schizzo raffigurante cinque latitanti “eccellenti”.

La Suprema Corte di Cassazione ha disposto la caduta della seconda condanna all’ergastolo, per la quale Marco Di Lauro era latitante per i soli reati associativi, il 18 giugno 2015, dopo che il tribunale lo aveva ritenuto l’autore dell’agguato omicida ai danni di Attilio Roman . In una nuova foto segnaletica del dicembre 2017, ottenuta utilizzando il software “Age Progression”, si vede Marco Di Lauro con barba e capelli grigi.

Di Lauro avrebbe tenuto contatti “d’affari” con la ‘Ndrangheta, in particolare con la ‘Ndrina dei Pelle-Vottari, perché legato sentimentalmente a una donna vicina al clan Tamarisco di Torre Annunziata e che avrebbe favorito la sua occultamento. È stato ipotizzato che avesse subito un intervento di chirurgia plastica sul viso nel 2015 nel tentativo di nascondere la sua identità.

Di Lauro è sfuggito alla cattura due volte nel 2016 e nel 2017; la prima volta durante un’irruzione in una soffitta nel quartiere Camaldoli il 25 dicembre; la seconda volta è stata nel marzo 2017 nel quartiere del Terzo Mondo. Le somiglianze con i propri genitori o nonni nel tempo sono stati uno dei tanti elementi presi in considerazione nella revisione.

Dopo il suo arresto il 26 novembre 2018, Antonio Orlando, capo del clan Orlando, è diventato il latitante più ricercato nella storia della camorra. La Procura di Napoli ha come obiettivo di inizio 2019 quello di catturare sia Ciro Rinaldi che Marco Di Lauro, obiettivo che raggiungerà in due fasi.

Arresto Marco Di Lauro

Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno lavorato insieme per consegnarlo finalmente alla giustizia il 2 marzo nel quartiere Marianella di Napoli. Il 12 marzo è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Sassari da Secondigliano per scontare la pena in regime di 41 bis.

Il 1° luglio 2019 inizierà il secondo processo per l’omicidio di Attilio Roman, vittima innocente della camorra, con l’11 novembre 2019 l’autore dell’omicidio condannato all’ergastolo dalla Corte d’Appello di Napoli. ha stabilito che la vittima era stata assassinata in un negozio di telegrafi perché era stato erroneamente identificato come Rosario Pariante, nipote del boss.

Nell’ottobre del 2020 si è sparsa la voce che aveva deciso di tagliare ogni legame con la camorra e la sua storia. I Carabinieri di Napoli hanno notificato un nuovo provvedimento di custodia cautelare nei confronti di cinque detenuti sospettati di avere legami con l’organizzazione criminale nota come Clan Di Lauro.

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli ha arrestato cinque persone, tra cui Marco Di Lauro, figlio del boss Paolo, in relazione all’omicidio del 4 gennaio 2008 di Eugenio Nardi, un uomo ritenuto vicino ai Sacco-Bocchetti clan. Istigatori ed esecutori materiali di quell’omicidio, il primo di camorra nel 2008, sono al centro della notifica da parte dei militari delle misure di prevenzione dell’arma.

Le indagini del Nucleo Investigativo dell’Arma a seguito delle dichiarazioni di diversi collaboratori di Giustizia hanno portato all’individuazione dei mandanti e degli esecutori materiali dell’omicidio “da inquadrare” – come spiega una nota – nell’ambito dello scontro armato tra il Di clan Lauro ei cosiddetti “Splitter”, con i quali i Sacco-Bocchetti si erano da poco alleati.

Marco Di Lauro, figlio del boss mafioso Paolo di Lauro e fondatore del clan Di Lauro a Secondigliano di Napoli, sta affrontando nuove accuse di istigazione a un omicidio avvenuto il 4 gennaio 2008, che ha coinvolto un complice del clan Sacco-Bocchetti che era stato alleato con il clan scissionista. I Sacco-Bocchetti e il clan scissionista sono feroci rivali dei Di Lauro.

Oltre ai membri di “F4”, altri quattro soci: Nunzio Talotti, 44 anni, Raffaele Musolino, 40, Pasquale Spinelli, 46 e Gennaro Vizzaccaro, 47 anni, sono monitorati. Per vendicare il tentato omicidio di uno dei loro membri, i Di Lauro assassinarono Nardi, che la famiglia Sacco-Bocchetti aveva ultimamente unito alle scissioni.

È stato colpito due volte, una alla nuca e una al petto, dal passeggero mentre si avvicinavano alla sua auto. Mentre veniva abbracciato dal compagno mentre veniva portato via dalla polizia, il capo della camorra Marco Di Lauro è stato arrestato a Napoli da carabinieri, polizia e finanza in un’operazione congiunta in via Emilio Scaglione, nel quartiere Chiaiano.

Da quando era sfuggito a un grande blitz il 7 dicembre 2004 – una notte che in aula sarà per sempre conosciuta come la “notte delle manette” – Di Lauro era in fuga. Gli inquirenti lo classificano come il secondo latitante più pericoloso d’Italia, subito dopo Matteo Messina Denaro. Quando Nardi è stato ucciso in contrada San Pietro a Patierno, i suoi assalitori sono arrivati in motocicletta con il casco integrale.

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