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Arresto Isola Capo Rizzuto - Media Famosi

Arresto Isola Capo Rizzuto

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Arresto Isola Capo Rizzuto – Tra le persone finite agli arresti domiciliari figurano il proprietario dell’azienda agricola e due cittadini rumeni che vivevano in una residenza permanente all’interno della proprietà. La mattina del 7 giugno 2013 una squadra di polizia mobile ha scoperto una fattoria indiana di canapa con 700 piante di altezza compresa tra 50 e 120 centimetri. Oltre a un sistema di irrigazione e una serie di strumenti necessari per la coltivazione e la lavorazione di stupefacenti, il la piantagione è stata monitorata da una coppia di cittadini rumeni che risiedevano costantemente in una residenza all’interno della proprietà; inoltre la serra è risultata dotata di impianto di irrigazione. Il presidente della compagnia, che si è presentato subito e ha lavorato con la coppia, è stato arrestato con l’accusa di coltivazione e possesso di stupefacenti a scopo di spaccio. Per sicurezza, coloro che sono stati arrestati dopo il rito sono stati posti agli arresti domiciliari. Se la droga fosse stata venduta per strada, sarebbero stati realizzati oltre 400.000 euro.

La Squadra Mobile della Questura di Crotone ha scoperto una maxi piantagione di canapa indiana con circa 700 piante, di altezza variabile da 50 a 120 cm, nelle paludi di Isola Capo Rizzuto, in località San Fantino Agro, la mattina del 7 giugno. Oltre a un impianto di irrigazione e diversi apparati per la coltivazione e la lavorazione dei narcotici, una coppia rumena che risiedeva nella proprietà custodiva il raccolto, che veniva coltivato in una serra di proprietà di una vicina fattoria. Al suo arrivo, il proprietario dell’azienda è stato arrestato nel tentativo di tenere il passo con le attività di spaccio di droga della coppia straniera. Ora dovrà affrontare l’accusa di coltivazione e possesso di droga.

Gli arrestati in linea diretta seguendo il rito sono stati posti agli arresti domiciliari come misura preventiva. La vendita al dettaglio del medicinale sequestrato avrebbe generato più di $ 400.000 di entrate. Le aziende legate ai clan che operavano tra Varesotto e Isola Capo Rizzuto avrebbero potuto aiutare i detenuti ei loro parenti attraverso un sistema di raccolta ‘nera’, secondo le compagnie. Beni sospesi per 6,5 milioni di euro Bruna Albertini, procuratore della Dda di Milano, ha avviato un’inchiesta su una possibile infiltrazione di ‘ndrangheta nei subappalti di lavori sulla rete ferroviaria, che ha portato all’arresto di 15 agenti della Gdf. Si sospetta che clandestino “nero” Le società di riscossione, attive nell’area tra Varese e Isola Capo Rizzuto e che sostengono i detenuti associati e le loro famiglie, sono un fattore di facilitazione mafiosa dell’associazione per delinquere.

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Molte imprese iscritte come intestatari e legate alla ‘Ndrangheta degli Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto avrebbero ricevuto servizi di subappalto da Rete Ferroviaria Italiana spa, che si è appaltata a “giganti” del settore, come la Generale Costruzioni Ferroviarie spa di Rossi Gruppo. Manutenzione e armamento della rete ferroviaria in diverse parti d’Italia, tra cui Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Il ricavato della frode fiscale è stato di oltre 6,5 milioni di euro, anche se sequestrati. Per proteggersi dalle punizioni, le aziende che hanno ricevuto appalti sono state coperte dai loro legami con le bande che hanno preso subappalti, una pratica nota come “distacco dei dipendenti”, resa possibile dalla legge Biagi.

E tutto questo per aggirare la normativa antimafia ei vincoli ai subappalti imposti alle imprese aggiudicatarie. Diverse aree in Italia, tra cui Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, sono state coinvolte nelle indagini del Gico sulla manutenzione della rete ferroviaria. I Carabinieri di Tenenza di Isola di Capo Rizzuto La Tenenza di Isola di Capo Rizzuto ha effettuato nel pomeriggio del 17 marzo un controllo sulla SP 66enne con precedenti di attività di polizia.

Dopo una normale fermata del traffico, l’individuo è stato perquisito e trovato in possesso di una cartuccia per una “Carabina” calibro 7.64 senza marchio. Per questo motivo, i militari hanno effettuato una perquisizione completa della casa e hanno scoperto un sacchetto di cellophan contenente 80 grammi di marijuana .Una canna di fucile “affiancato” con il numero di serie abraso, altri pezzi di un’arma simile con un numero di serie e scoperti nel gennaio 2009 a Belluno, oltre a più di 200 cartucce di vari calibri e 12 pezzi da vasi archeologici databili risalenti al periodo della “Magna Grecia”, figuravano tra gli articoli confezionati con materiali idonei al loro trasporto.

Completate le previste indagini e verificata l’idoneità delle parti d’arma rinvenute tramite perizia tecnica, le stesse sono state oggetto di sequestro penale, mentre SP “detenzione abusiva di armi e munizioni”, “ricezione di materiale archeologico” e “detenzione a scopo di spaccio di droga, come la marijuana”, erano tra le accuse mosse contro di lui.

Inizialmente si sono lamentati del fatto che il servizio del ristorante era troppo lento. A un cameriere di Papanice, di cui sono state rivelate anche le radici, è stato quindi ordinato di “uscire eTi ammazzo io”. In particolare Rosario Salvatore Iuliano avrebbe cercato di uccidere Antonio Richichi, 32 anni, perché residente a Crotone e “colpevole” di essere di Papanice, dove un anno prima era stato picchiato uno dei suoi figli , dove è stato accoltellato il 59enne. Il papà si sarebbe servito dell’aiuto di un altro dei suoi figli, Francesco Iuliano, 30 anni, e Francesco Guarino, 35, per mettere a segno le violenze maggiori, forse perché infuriato dai residenti di Papanice in quanto tale.

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